La sera del 30 luglio 2017 la polizia interviene in un'abitazione del Serpentone. Le forze dell'ordine, chiamate da alcuni vicini che avevano sentito gridare, si trovano di fronte una scena da film. Sangue sulle scale del palazzo, frotte di inquilini di fronte al portone. Una volta dentro trovano la donna in stato confusionale seduta sul divano. Sul pianerottolo della palazzina, il genero sanguinante e la figlia della donna scossa.
Ieri in aula la ricostruzione delle parti offese. «Mia moglie e sua madre avevano litigato, eravamo ubriachi e io mi sono intromesso ha detto l'uomo -. Lei si è arrabbiata ancora di più e mia moglie l'ha chiusa in cucina. Lei ha iniziato a sbattere un coltello contro la porta così ho preso una bottiglia per dargliela in testa, ma solo per calmarla. Lei mi deve aver visto e quando sono entrato in cucina mi ha colpito. Ma lo so che non mi voleva fare del male, voleva solo allontanarmi». La figlia della donna, 27enne e madre di due bambine piccole che hanno assistito alla violenta lite, ha raccontato i momenti precedenti all'accoltellamento.
«Stavamo litigando in soggiorno e mi ha schiaffeggiata. Mio marito si è intromesso e lei ha tirato un coltello sul tavolo. Ero impaurita così l'ho chiusa in cucina. Tenevo la porta per non farla uscire. Lui voleva solo calmarla, farla ragionare. Poi non ho visto cosa è successo. Ero dietro di lui, è stato tutto così veloce. Perdeva sangue e siamo scappati dall'appartamento. Io mi sono portata via la maniglia della porta, così lei non poteva uscire e abbiamo aspettato la polizia».
La suocera, rinchiusa in carcere a Civitavecchia, ha seguito tutta l'udienza e chiesto, tramite il legale Luigi Mancini, di essere sottoposta agli arresti domiciliari a casa dell'altra figlia. La sentenza il prossimo 11 aprile.
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