Medici di famiglia, i magnifici 12 della Tuscia: ecco chi resterà in servizio dopo i 70 anni

Medici di famiglia
di Renato Vigna
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Mercoledì 1 Giugno 2022, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 16:02

I magnifici 12. Sono i medici di famiglia che, sebbene in età da pensione, hanno dato la loro disponibilità a restare in servizio oltre il 70esimo anno. A prevedere questa opportunità è l’Accordo integrativo regionale per la Medicina generale del 31 marzo 2022. In pratica, l’escamotage studiato dalla Regione Lazio per tamponare l’emorragia che da anni sta colpendo la categoria e che ora, con la pandemia apparentemente sotto controllo, si sta rivelando come la vera emergenza sanitaria nei territori. 

Emergenza medici di famiglia, toppa della Regione: via al limite d'età, potranno restare dopo i 70 anni

Nello stesso provvedimento con cui la Asl ufficializza i nominativi, viene riportato come l’accordo “per fronteggiare l’attuale carenza di medici stabilisce che si può mantenere l’incarico convenzionale ai medici di medicina generale anche oltre il settantesimo anno d’età, con il loro assenso, accertato che la relativa cessazione possa determinare un considerevole nocumento all’assistenza dei cittadini”. Il Comitato aziendale per la medicina generale riunitosi nei giorni scorsi ha vidimato l’elenco.

Su un totale di 17 colleghi che hanno acquisito i requisiti per appendere il camice bianco al chiodo, la grande maggioranza ha quindi comunicato ufficialmente l’intenzione di voler tenere l’ambulatorio aperto. Del resto, altrimenti al loro posto sarebbe pressoché impossibile trovare un sostituto, se non ricorrendo all'aumento dei massimali da 1.500 a 1.800).

SI tratta di Livia Annesi, Sandro Grattarola e Tommaso Natili (Vignanello), Stiffelio Bertoni (Acquapendente), Mauro Cavalloro (Viterbo), Massimo Cicinelli (Farnese, Ischia di Castro e Bolsena), Claudio Passaquieti (Bagnoregio e Lubriano), Maria Teresa Provinciali (Castiglione in Teverina e Bagnoregio), Basilio Radini (Vejano), Emilio Ricci ed Enrico Sapori (Caprarola), Fabrizio Verzaro (Civitella d’Agliano).

“Una realtà incredibile”, la bolla Michele Fiore, segretario della Fimmg provinciale. Perché la buona volontà e il senso di responsabilità di questi medici è l’unico argine al momento disponibile per evitare che migliaia di persone restino senza assistenza. “Lo ripetiamo da anni: sono i piccoli centri a soffrire di più. I neo-specializzati, già pochi rispetto alla domanda, preferiscono lavorare a Roma o semmai a Viterbo, non certo nei paesini di cui è costellata la Tuscia. La nostra proposta, bocciata dalla Regione, è di introdurre incentivi per chi accetta di fare ambulatorio in zone disagiate. Torneremo alla carica”, continua.

Anche perché i problemi nel prossimo futuro andranno ad aumentare. “Sia perché altri colleghi andranno in pensione, sia perché la disponibilità, che ripeto essere una libera scelta, di chi accetta di fermarsi dopo i 70 anni quanto può durare?”, chiede Fiore. Sta di fatto che a Caprarola, tanto per citare un esempio,Ricci e Sapori hanno superato la soglia della pensione già due anni fa e si avvicinano ai 73 anni. Oppure basta prendere Vignanello, dove in un sol colpo tre medici avrebbero chiuso i battenti se non avessero deciso di restare al servizio della comunità.

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