Medici di famiglia, appena 89 fiale in 7 giorni. Fiore (Fimmg) torna all'attacco: "Dateci i vaccini"

Fiore (a sinistra) mentre viene vaccinato
di Federica Lupino
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Domenica 4 Aprile 2021, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 18:17

“Questa settimana ce ne hanno date 89. La precedente erano state 60. Ancora poche, troppo poche”. Sono i numeri delle fiale di vaccino arrivate ai medici di medicina generale del Viterbese. Numeri risicati, come sottolinea Michele Fiore, il segretario del sindacato di categoria (Fimmg), perché si arrivi in tempi veloci all’immunizzazione di massa. S

u una categoria composta da circa 215 camici bianchi, nella Tuscia in 185 hanno sinora aderito alla campagna. Una percentuale davvero alta, soprattutto se confrontata col resto d’Italia. Il paradosso, però, è che sebbene i medici di famiglia abbiano risposto in massa all’appello delle autorità a diventare vaccinatori, non vengono riforniti a sufficienza. Basti pensare che la prima settimana dopo la ripartenza della campagna circa un terzo di loro ha ricevuto una multi dose (da ogni fiala si ricavano 6 inoculazioni), mentre questa settimana qualcosa in più è arrivato giovedì ma nemmeno sufficiente a far partire con le vaccinazioni la metà dei medici disponibili.

Fatto sta che chi ha avuto una fiala, tra venerdì e sabato l’ha utilizzata. “Stiamo ancora coprendo la fascia dei cittadini estremamente vulnerabili. Si tratta quindi di vaccinazioni a domicilio. Inizialmente – racconta Fiore – ci siamo occupati delle liste che ci ha fornito la Asl, adesso stiamo vaccinando i pazienti che sappiamo essere fragili per età o per la presenza di più patologie”.

Eppure, molto di meglio di potrebbe fare a livello di numeri. È quanto va ripetendo il segretario della Fimmg ormai da settimane: quella dei medici di famiglia è una rete capillare sul territorio e rappresenta anche una macchina rodata, visto che da sempre si occupano delle vaccinazioni anti-influenzali.

Si sono fatti due conti, i medici di famiglia. Hanno le potenzialità nel Viterbese per vaccinare 30 pazienti a settimana. “Se iniziassimo a questi ritmi da subito dopo Pasqua, di pari passo con la campagna nei grandi hub, a giugno – assicura Fiore – potremmo raggiungere l’immunizzazione di massa”. In questo quadro, la possibilità che si apra ai vaccini in farmacia viene vista come il fumo negli occhi. “Sono convinto – spiega il segretario Fimmg – che sarebbe meglio fornire prima delle giuste quantità di dosi chi da sempre fa il vaccinatore. Non possiamo permetterci di scatenare una guerra tra poveri, ovvero le diverse categorie che potenzialmente dovrebbero ricevere dosi ridotte al luminicino”. Tra le notizie positive degli ultimi giorni, Fiore sottolinea l’alleggerimento della burocrazia: prima occorrevano due firme di medici per ogni vaccinato, ora ne basta una; inoltre, il modulo informato si è ridotto a poche pagine. Infine, la previsione di sanzioni per gli operatori sanitari che non si vaccinano. Ma senza forniture, restano tutte armi spuntate.

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