Masse di San Sisto, la decisione del tribunale: si chiudono le terme libere

Masse di San Sisto, la decisione del tribunale: si chiudono le terme libere
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Lunedì 15 Aprile 2019, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 19:27
Mercoledì ore 10,30: Masse di San Sisto addio. Una storia che va avanti da anni tra sentenze e accuse di abusivismo. Ma dopo l'ultima decisione del tribunale datata 21 marzo si è arrivati all'epilogo con la richiesta di accedere all'area per chiudere la questione. Il geologo Giuseppe Pagano è stato incaricato di dare attuazione a quanto stabilito dal giudice Federico Bonato, mentre gli utenti stanno già organizzando la protesta per tentare di impedire la chiusura.

La guerra è tra la Free Time della famiglia Belli da una parte, che detiene la concessione delle acque termali alle Masse, l'omonima associazione e le Antiche Terme Romane dall'altra, con la prima che gestisce il sito e la seconda che ne è proprietaria. L'ultima parola arriva dal Tribunale: ordina «il libero accesso alla Free Time», la concessionaria che quindi «avrà diritto di emungere e sfruttare, con le modalità che riterrà più opportune, quanto oggetto di concessione».

Bonato stabilisce «l'interdizione da ogni genere di gestione, coltivazione, emungimento, captazione, raccolta ecc. delle acque termominerali e dei suoi derivati risalenti, nel fondo appena descritto, dal Pozzo San Sisto o da qualunque altra effluenza termale naturale o artificiale che sia, provvedendo, se del caso, alla effettuazione dei necessari lavori finalizzati a tale scopo». E chiude qualsiasi discorso stabilendo «la cessazione di ogni attività connessa alla utilizzazione delle acque termo-minerali nonché della attività collaterali di ogni natura (massaggi, benessere, fanghi, riabilitazione, rivendita generi alimentari e di articoli di commercio vario), anche nei confronti di terzi o di qualunque soggetto avente causa dalle resistenti».

Per dare attuazione al tutto, nomina Pagano ausiliario custode, «affinché provveda ad intraprendere tutte le misure, ove occorra anche coercitive, avvalendosi, se del caso, della forza pubblica» e dell'ufficiale giudiziario. E Pagano ha chiesto di accedere mercoledì alle 10,30. Inoltre, il giudice condanna le due società resistenti al pagamento di 2 mila euro per le spese del procedimento.

È l'ultimo capitolo di una querelle lunghissima. Le Masse sono state a rischio da quando i Belli hanno deciso di aprire il loro stabilimento, ovvero da 15 anni. Ci sono stati ricorsi e contro ricorsi, ma la Regione aveva dichiarato le Masse abusive almeno dal 2006. Lo ha messo per iscritto in una successiva ispezione il 16 ottobre 2014, lettera poi inviata alla Procura. Si diceva che «l'attività è mineraria termale abusiva: si utilizza acqua che fuoriesce da un vecchio pozzo geotermico mal chiuso», che l'associazione Le Masse «viola le norme di polizia mineraria e sicurezza sul lavoro» e che «l'attività avviene in spregio alla normativa vigente in materia igienico sanitaria».

Da qui la diffida a proseguire in assenza di concessione mineraria. Belli aveva poi ottenuto dalla Regione, nel 2015, l'ampliamento della concessione mineraria, che tocca anche l'area dove le Antiche Terme Romane avevano chiesto il permesso di ricerca, non accordato. All'inizio del 2018 la sentenza del Tribunale, che aveva imposto di chiudere tutto.
 
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