Porto di Marta, tutti assolti. Si chiude con una sentenza di piena innocenza la vicenda che ha visto alla sbarra il sindaco del Comune lacuale Maurizio Lacchini, l’ex vicesindaca Lucia Catanesi e un professionista del luogo. I tre imputati, difesi dagli avvocati Roberto e Francesco Massatani, Giovanni Labate e Carlo Mezzetti, erano accusati di abuso d’ufficio, falso ideologico e violazione delle norme sulla tutela del paesaggio.
L’inchiesta della magistratura viterbese è nata nel 2016 dopo i lavori di ristrutturazione e ampliamento del porto finanziati con fondi europei. Lavori che avrebbero, secondo l’accusa, cambiato radicalmente la destinazione d’uso della diga di circa 270 metri. Da barriera ad attracco. Un cambio che ha portato i nomi del sindaco di Marta Maurizio Lacchini, della vicesindaca Lucia Catanesi, di alcuni ex assessori e dei responsabili dell’ufficio tecnico sul registro degli indagati. Degli 8 indagati iniziali sono tre sono arrivati al dibattimento.
Secondo l’impianto accusatorio il comune di Marta si sarebbe procurato un vantaggio economico chiedendo alle imbarcazioni un canone per l’ormeggio al molo.
Andare a modificare il fondo del lago, costruendo un muro di cimento avrebbe provato danni a cascata dal lago, al fiume e al mare dove sfocia. Per questo siamo rimasti stupiti e anche dispiaciuti che la Regione Lazio non si sia costituita parte civile. Era importante». Ragioni per cui la Procura aveva chiesto 9 mesi di condanna per ogni imputato. Ma ieri, in tarda serata, il collegio del Tribunale di Viterbo, ha ribaltato ogni accusa. Mandando assolti i tre imputati.