Viterbo, mancano le cuffie: salta l'appello per Giorgio De Vito, l'assassino sordo di Marcella Rizzello

Viterbo, mancano le cuffie: salta l'appello per Giorgio De Vito, l'assassino sordo di Marcella Rizzello
di Silvana Cortignani
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Sabato 16 Aprile 2016, 14:34 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 18:01
Tentato omicidio a colpi di scimitarra: terzo  rinvio consecutivo del processo d’appello a Giorgio De Vito, il 40enne disagiato psichico di origini campane che sta scontando 17 anni per l’omicidio di Marcella Rizzello, il 3 febbraio 2010 a Civita Castellana. “Le prime due volte si sono dimenticati di portare l’imputato dal carcere, oggi di munirsi delle cuffie che gli sono indispensabili a causa dei suoi problemi d’udito”, fa sapere, sconcertato, il difensore Enrico Valentini.

L’appello riguarda la condanna a 7 anni di reclusione per l’aggressione del 12 maggio 2010 ai danni del rivale d’amore Emiliano Liberati, l’operaio di Fabrica di Roma presso il quale si era rifugiata la compagna Mariola Mitcha dopo il feroce assassinio della giovane mamma di Civita Castellana. In quell’occasione la Mitcha confessò agli investigatori l’atroce delitto, dicendosi complice anche se non era vero, indirizzando gli investigatori verso De Vito, poi inchiodato dal test  del dna. La donna, di origini polacche, con evidenti problemi psichici, si fece condannare a 18 anni senza fiatare, nonostante avesse un alibi di ferro, il referto di una visita in un ospedale di Roma, scoperto solo successivamente dal difensore Roberto Fava, che in appello ne ottenne la piena assoluzione.

Il 12 maggio 2010, tre mesi dopo aver massacrato a coltellate la 34enne Marcella Rizzello davanti alla figlioletta di appena un anno, in seguito a un tentato furto finito male, il napoletano, secondo l’accusa, avrebbe attirato la ex e Liberati nel suo appartamento, dopo di che, accecato dalla gelosia, avrebbe aggredito entrambi a colpi di scimitarra, arma che teneva nascosta sotto il letto. Per la difesa un'ulteriore prova della gravità dei problemi psichici dell'imputato, con un passato difficile alle spalle, in particolare un'adolescenza tormentata, in cui sarebbe stato vittima di abusi. Prossima udienza il 28 ottobre. Forse.
 
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