Mafia Viterbese, nessuno sconto a Ismail Rebeshi: deve restare in carcere

Ismail Rebeshi
2 Minuti di Lettura
Martedì 4 Maggio 2021, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 13:23

Ismail Rebeshi “deve” restare in carcere. Nessuna speranza di far decadere le misure cautelari applicate al boss albanese di mafia viterbese.

Il quarantenne è in carcere da novembre 2018, a Cuneo al 41 bis. Il primo ordine d’arresto arriva dalla procura di Cagliari. A gennaio 2019 lo raggiungere, mentre è tra le sbarre del carcere di Viterbo, quello della Dda di Roma.  Due misure diverse, la prima per traffico di stupefacenti la secondo per associazione a delinquere di stampo mafioso, che hanno dato spunto allo storico avvocato di fiducia di Rebeshi, Roberto Afeltra, per presentare un ricorso.

Il difensore si è appellato prima alla Corte d’Appello e poi alla Cassazione per declaratoria di inefficacia della misura cautelare. Lamentando che doveva essere dichiarata la perdita di efficacia della misura per effetto della retrodatazione dell’ordinanza applicativa alla data di emissione di un’altra ordinanza, «in quanto - spiega l’avvocato Roberto Afeltra - i fatti erano desumibili dagli atti di indagine della Procura di Cagliari». Ovvero, le due ordinanze sarebbero state collegate e connesse e quindi la seconda avrebbe dovuto essere retrodata. Connesse, per la difesa, perché entrambe avrebbero mosso da un’inchiesta su stupefacenti ancora non conclusa.

Il Tribunale del Riesame ha rigettato l’appello rilevando che tra i fatti dei procedimenti in questione non poteva ravvisassi alcuna connessione. «Rebeshi - ha scritto il Riesame - è imputato per aver preso parte a un’associazione a delinquere di stampo mafioso e nella realizzazione del programma criminoso di aver consumato una serie di reati di estorsione aggravata mentre nell’ordinanza del gip di Cagliari gli sono stati addebitati due violazioni della normativa sugli stupefacenti che nulla hanno a che fare vedere con il reato di associazione mafiosa».

Dello stesso avviso anche la Cassazione. «Il ricorso - spiegano i supremi giudici - è manifestamente infondato, anche alla luce de del principio secondo cui in tema di pluralità di misure cautelari emesse in procedimenti penali pendenti dinanzi a uffici giudiziari diversi, la retrodatazione del termine di durata può riconoscersi, esclusivamente, qualora sussista una delle ipotesi di connessione.

Rebeshi è stato condannato, in primo grado, a 6 anni per i fatti di Cagliari e a 12 per associazione mafiosa.

Domani 5 maggio sarà emesso il verdetto di secondo grado per Mafia viterbese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA