La Rete antitratta della Tuscia: «Contro il caporalato serve attuare in toto le leggi»

La Rete antitratta della Tuscia: «Contro il caporalato serve attuare in toto le leggi»
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Domenica 27 Novembre 2022, 18:13

Caporalato, “se si vuole veramente superare questa vergogna bisogna attuare le leggi e far uscire dall’illegalità chi approfitta delle fragilità di persone bisognose e ricattabili”. Lo dice il portavoce della Rete antitratta della Tuscia, Sergio Giovagnoli, il giorno dopo l’ultimo intervento dei carabinieri del comando provinciale di Viterbo che ha rilevato l’esistenza di braccianti che lavoravano nei campi per 13 ore di fila, con paghe da miseria e sotto la minaccia del licenziamento. Indagato per questo un imprenditore del capoluogo.
Quella di Giovagnoli non è una contraddizione. Infatti "oltre alla fondamentale definizione del reato di intermediazione illecita e soprattutto quello di sfruttamento lavorativo” (la parte repressiva della legge), le norme approvate negli ultimi anni nella lotta al caporalato prevedono anche “azioni e strumenti premiali”, che però trovano scarsa applicazione. Un esempio è quello della Rete del lavoro di qualità, l’albo a cui le imprese agricole possono iscriversi autodichiarando di essere in regola con il fisco e la contribuzione contributiva. Oggi nella Tuscia conta solo 100 imprese su un potenziale di circa 2000. “Un risultato decisamente deludente”. “La ratio della legge prevedeva di concentrare la propria azione di controllo, in via prioritaria, sulle aziende non iscritte e dare seguito a provvedimenti specifici di sostegno a quelle iscritte, quali agevolazioni nell’accesso ai finanziamenti comunitari, statali e regionali, punteggio di favore nei bandi pubblici e forme diverse di sostegno promozionale dei prodotti di aziende sane”.
La Rete antitratta della Tuscia chiede di “verificare per quale ragione la maggior parte delle aziende non si iscrive alla rete del lavoro di qualità” e di “capire se non si iscrivono per nascondere situazioni illegali o per impedimenti burocratici e disinformazione diventa un passaggio fondamentale”. “Altrettanto importante – prosegue Giovagnoli - risulta un maggiore coordinamento tra i diversi livelli istituzionali con sindacati, associazioni e enti datoriali al fine di concordare azioni ed iniziative che abbiano obiettivi precisi di contrasto allo sfruttamento lavorativo a partire dal monitoraggio dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, al trasporto e al diritto all’abitare dei lavoratori impiegati in questi lavori".
Di lotta al caporalato si era parlato in un incontro in prefettura lo scorso luglio con sindacati, forze dell’ordine, datori di lavoro e associazioni.

In quella occasione “tutti i presenti hanno ringraziato il prefetto Cananà invitandolo a riconvocare il tavolo degli attori impegnati sul tema. Ribadiamo l’apprezzamento per l’impegno del prefetto e auspichiamo un momento di verifica sui passi sin qui effettuati e su impegni sempre più precisi e concreti per ciascuno degli attori impegnati dal tema lavoro e sfruttamento”, conclude Giovagnoli.

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