La chiusura dei centri di accoglienza nel Viterbese: tanti migranti finiscono per strada

La chiusura dei centri di accoglienza nel Viterbese: tanti migranti finiscono per strada
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Mercoledì 10 Ottobre 2018, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 11:38

Centri di accoglienza straordinaria, nel Viterbese le chiusure si succedono a raffica. A maggio fece notizia la serrata del Cas di San Martino, perché non rispettava i vincoli della Prefettura. Nelle ultime settimane di episodi se ne sono registrati altri.

La struttura di Celleno che faceva capo alla Virtus non è più attiva; le poche famiglie che ospitava sono state smistate in altri centri. Stessa sorte per i migranti ospitati in località Le Coste, a Montefiascone. Sospesa anche l'accoglienza all'interno dell'hotel Dante, sempre a Montefiascone, da parte del gruppo Intercasa Gea: i richiedenti asilo ospitati sono 78 rispetto ai 111 autorizzati. Per contenere le spese, è stato deciso di mantenere operative le altre strutture. Del resto, i pagamenti sono fermi a marzo-aprile.

Questi ritardi, uniti alla contrazione del numero di migranti - scesi a circa mille rispetto agli oltre 1.700 del 2017 - ha messo in crisi le strutture. Pure l'Ospita, con diverse centri ad Acquapendente, Grotte di Castro e San Lorenzo Nuovo, sta riorganizzando le presenze al fine di contenere le uscite. L'Arci conferma la situazione: dei 50 rifugiati iniziali, ne sono rimasti 17. Da dicembre, inoltre, non è stato registrato alcun nuovo invio nelle sue strutture. Ed è così che all'associazione valuteranno se continuare o no con l'accoglienza di primo livello.

Da mantenere ci sono tutti i posti autorizzati nella prospettiva che, come detta la convenzione col Palazzo del Governo, prima o poi arrivino altri rifugiati. Ma le entrate si sono ridotte di oltre un terzo. A oggi l'Arci è riuscita a non licenziare nessuno, mantenere però i servizi per l'integrazione è più difficile.

Intanto, arrivano conferme degli svuotamenti dei Cas anche per l'allontanamento di chi ottiene premessi di soggiorno o altre forme di protezione internazionale. Fino a pochi mesi fa, tra il ritiro dei documenti in Questura e la presa in carico della seconda accoglienza (gli Sprar), i migranti continuavano a restare nei Cas, ma sempre più spesso nell'arco di 24 ore dal riconoscimento dello status arriva l'ordine di far uscire il migrante. E negli Sprar c'è posto solo per 156 persone (più i 25 posti a Ronciglione). Molti finiscono quindi per strada.
 

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