La chitarra di Braido e i Rockom infiammano la Tuscia nel nome di Vasco

La chitarra di Braido e i Rockom infiammano la Tuscia nel nome di Vasco
di Massimo Chiaravalli
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Domenica 5 Novembre 2017, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 12:46

Una sequenza di assoli da lasciare senza fiato. Quelli entrati nella storia di Vasco – e della musica italiana – tramite album come “Fronte del palco” e “Gli spari sopra”. E grazie soprattutto alle sei corde di Andrea Braido, accompagnate stavolta dai Rockom. Ieri sera la tribute band e il chitarrista, reduce dal bagno di folla dei 220 mila al Modena park lo scorso primo luglio, hanno infiammato il Sunkeys di Vetralla (Viterbo).

Daniele Lattanzi (voce), Gianni Antonini (chitarra), Angelo Vernati (chitarra), Marco Crocoli (basso), Giovanni Sili (tastiere) e Roberto Sanna (batteria): per i viterbesi Rockom apertura in solitaria con “Lo show”, poi un altro paio di brani prima dell’entrata in scena di Braido con “Domenica lunatica”. Da lì in poi è stato un mix dei due album che lo hanno visto protagonista (da “Liberi liberi” a “Deviazioni”, da “Stupendo” a “Vivere una favola”, “fino a C’è chi dice no” e “Vivere”) con un’incursione in “Nessun pericolo… per te” attraverso “Gli angeli”. E poi la classica chiusura, tipica del Blasco, con “Albachiara”.

Come è andata? Ecco Braido appena sceso dal palco. «Con i Rockom – dice - non avevamo mai suonato insieme. Mi sono divertito, credo che sia andata bene: l’impatto emotivo era buono e per me questa è una cosa fondamentale. Ho suonato con tante cover band di Vasco e sono soddisfatto, ho dato quello che volevo dare e anche a chi non è musicista ho visto che la musica è arrivata». Quelli di Vasco, Zucchero, Ramazzotti sono solo alcuni dei grandi palchi calcati dal chitarrista. Ma come è l’approccio di un musicista quando suona in spazi più piccoli? «Secondo me non c’è alcuna differenza, l’approccio è lo stesso. Questa cosa – spiega - l’ho imparata in America a 20 anni, dopo aver fatto il militare: devi suonare allo stesso modo davanti a due persone o a 100 mila. Non c’è differenza, un musicista che ama la musica suona per la musica. Ho visto a New York musicisti paurosi suonare davanti a sette persone e fare un concerto strepitoso. La sera successiva era pieno e hanno suonato allo stesso modo, con lo stesso impegno. L’approccio deve essere di dare il massimo sempre, perché il palco ha una sua importanza in quanto lì devi trasmettere quello che sei».

A Viterbo ha suonato con Vasco nel 1993 al “Rocchi”, in una delle date del tour de “Gli spari sopra”. «Me lo ricordo bene: uno stadio non tanto grande, ma una bella serata. Eravamo già avanti con il tour, credo fosse settembre: eravamo collaudati». Braido ha ritrovato Vasco questa estate dopo tanti anni: differenze? «Allora, facendo lunghi tour insieme, si stava in giro mesi. Per il tour de “Gli spari sopra” abbiamo iniziato a provare a febbraio e siamo tornati a casa a novembre. Siamo stati tutto questo periodo a stretto contatto, c’era dunque un rapporto molto più intimo. In questi concerti concentrati, i rapporti sono meno quotidiani. Ci si vede per le prove e poi c’è il concerto. C’è differenza, ma è anche diverso il tipo di lavoro».

E i Rockom? Per loro un sogno che si è avverato. «Siamo cresciuti con il sound di Braido – spiegano – stare oggi sullo stesso palco e suonare insieme a lui è qualcosa di indescrivibile».

Per dirla alla Vasco, una splendida serata. Stravissuta, senza tregua.

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