La Aquilanti tenta il rilancio. Ma da giugno per i dipendenti scattano gli ammortizzatori sociali

Una delle manifestazioni dei sindacati per Aquilanti
di Renato Vigna
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Martedì 24 Maggio 2022, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 17:19

La Aquilanti spa cerca di ripartire. Il piano di rilancio dell’azienda leader nel settore delle forniture termoidrauliche per l’edilizia, dopo due anni turbolenti tra procedure di liquidazione e ingresso di nuovi proprietari, è stato presentato ieri a Viterbo. Tre i soci che al momento tirano le redini dell’attività: la Holding Revolution di Cristian Errichiello e Lorenzo Elisei con sede a Montalto di Castro, il Gruppo Paolini di Marco Cosimetti, Luca e Stefano Paolini, nonché la Aquilanti rappresentata da Alfredo Aquilanti. I primi due detengono rispettivamente il 30% delle quote societarie, mentre il terzo ha la maggioranza con il 40%.

“Abbiamo fatto ripartire diverse aziende – ha detto l’ingegner Cosimetti – nove sono stati i salvataggi societari già effettuati. Il Gruppo Paolini fattura 40 milioni l’anno e l’accordo con il Gruppo Revolution ci consente di rilanciare l’azienda Aquilanti, una ditta storica del nostro territorio. È una grande sfida, ne siamo convinti  ma contiamo molto sui nostri collaboratori. Con il loro aiuto possiamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti”.

Auspicio che è anche quello dei sindacati. Di certo c’è che la Aquilanti a gennaio del 2020 – quando è stata aperta la prima cassa integrazione straordinaria – contava 239 dipendenti tra la sede nel capoluogo della Tuscia e le altre filiali nel Centro Italia, mentre oggi ne conta appena 38 in totale, di cui 22 a Viterbo.

Nessun licenziamento ma fuoriuscite volontarie di lavoratori che tra arretrati non pagati e incertezza del futuro hanno preferito cercare un impiego altrove.

Ed è notizia della scorsa settimana quella del ricorso agli ammortizzatori sociali - il fondo di integrazione salariale (Fis) che eroga strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell'attività lavorativa – per 9 dei 22 dipendenti operativi tra Viterbo e Civita Castellana. Sarà una parentesi di tre mesi, dal 6 giugno al 3 settembre, con corsi di riqualificazioni per i dipendenti interessati. “Speriamo si tratti dell’ultimo dei tanti sacrifici chiesti ai lavoratori perché l’azienda possa finalmente ripartire davvero. L’azienda ha enormi potenzialità ma stiamo pagando per gli errori di chi l’ha amministrata in passato”, commentano Donatella Ayala (Filcams Cgil), Guido Calà  (Fisascat Cisl) ed Elvira Fatiganti (Uiltucs Uil). Intanto, restano da saldare buona parte della mensilità di dicembre e, per chi si è licenziato, il trattamento di fine rapporto. 

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