L’Università della Tuscia più forte della pandemia

Il rettore Unitus Stefano Ubertini
di Carlo Maria Ponzi
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Domenica 3 Gennaio 2021, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 20:20

Il rettore Stefano Ubertini fa un bilancio della navigazione dell’Università della Tuscia 2020 e guarda all’anno appena cominciato. «È stato il mio primo anno di mandato e mai avrei immaginato di dover affrontare una situazione simile. La comunità ha risposto alla grande alla imprevedibile chiusura dell'Ateneo i primi di marzo e nel giro di pochi giorni i nostri docenti già facevano lezione on-line. Dalle registrazioni audio, alle videoregistrazioni siamo arrivati alla didattica in diretta streaming via web nel giro di poche settimane. Abbiamo così consentito agli studenti di sostenere esami e di laurearsi, consapevoli che la continuità negli studi dei nostri ragazzi sarebbe stata un segnale importante per tutto il paese».

Il digitale è stato di grande aiuto.  

«Tutta l'attività di comunicazione e orientamento è stata trasferita sul web, cercando di trasmettere fiducia ai futuri studenti, raccontando loro i vantaggi offerti dal nostro Ateneo, il rapporto privilegiato con i docenti, la grande forza della comunità. In particolare mi piace ricordare i due open days di aprile e di settembre, con oltre 2.500 visitatori virtuali, e l'iniziativa #weunitus con brevi video del personale Unitus a carattere divulgativo che hanno avuto oltre 20.000 visualizzazioni».

Ha funzionato la no tax area, suggerita dallo stesso Miur?

«Abbiamo varato una disciplina delle tasse coraggiosa, per venire incontro alle difficoltà economiche delle famiglie, aumentando la soglia Isee rispetto a quanto previsto dalla normativa nazionale. In più abbiamo messo a disposizione degli studenti borse di studio per merito e per situazioni di disagio e oltre 500 tablet in comodato d'uso per ridurre il cosiddetto "digital divide».

Di cosa va più fiero?

«Di aver attrezzato tutte le aule di Viterbo, Civitavecchia e Rieti, per videoregistrare e mandare in diretta streaming le lezioni del nuovo anno accademico, mettendo a punto un'imponente organizzazione per garantire il rientro in aula degli studenti, in piena sicurezza per l’intera comunità.

E siamo stati premiati, tant’è che abbiamo registrato un incremento record nelle iscrizioni al primo anno delle lauree triennali».

La pandemia ha creato criticità nell’attività?

«No. Le iniziative di divulgazione scientifica, di promozione del progresso culturale e di collaborazione con il territorio, sono proseguite a distanza, con eventi a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone. Abbiamo per esempio portato sul web il festival della scienza e della ricerca e la stagione concertistica con un risultato di pubblico che mai ci saremmo aspettati».

Le novità dell’anno accademico?

«Un nuovo corso di laurea triennale in "Design per l’industria sostenibile e il territorio", e due nuovi corsi di laurea magistrale, uno in "Security and human rights" in lingua inglese e l'altro in "Management delle scienze gastronomiche per il benessere". Questo porterà l’offerta formativa complessiva di Unitus a ben 42 corsi di laurea che ci consentiranno di lanciare il nostro ateneo in una dimensione internazionale e accogliere studenti provenienti da tutto il mondo. Ma mi piace citare anche l’intervento di ristrutturazione della caserma Palmanova che ci porterà ad avere un polo dell’area economico-sociale efficiente e moderno. Si tratta del più grande investimento edilizio dell’Ateneo dai tempi della ristrutturazione della sede di Santa Maria in Gradi».

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