L’Università degli studi della Tuscia è una risorsa: I numeri in uno studio

L'interno dell Unitus
di Carlo Maria Ponzi
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Sabato 9 Marzo 2019, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 11:29
Rettore Alessandro Ruggieri, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato che l'Università della Tuscia ha contribuito ad alzare il livello culturale del capoluogo. E sul piano economico, cosa ha significato?
«Ritengo molto. Tanto è vero che siamo impegnati a dimostrarlo, dati alla mano, con uno studio inteso a calcolare, grazie a strumenti statistici appropriati, quale sia l’impatto generato dall’Università sul Pil della realtà viterbese. Lo scopo? Dare il senso ai cittadini, sulla base di elementi oggettivi, dell’importanza che l'ateneo ha avuto e ha sul territorio che lo ospita».
 
Quali indicatori utilizzerete?
«Qualche esempio: l'ambito immobiliare, con gli affitti; le spese di soggiorno; per il tempo libero, i trasporti, i servizi etc. Va calcolato, sia l'indotto diretto, sia quello indiretto, come il  trasferimento di ricerca, garantito da docenti e studenti, alle e dalle aziende che collaborano con noi. Ma bisogna considerare che siamo anche un grande azienda, con oltre 600 dipendenti, che lavorano e vivono a Viterbo e godono di un discreto stipendio proprio grazie all'attività dell’università».
 
Qual è la finalità dello studio?
«L'occasione è offerta dai 40 anni dalla fondazione dell’ateneo. Il rapporto conclusivo sarà messo a disposizione delle istituzioni, delle associazioni, delle organizzazioni del mondo del lavoro, di chiunque sia interessato a conoscere i riflessi culturali ed economici che l'ateneo ha riverberato nella società nell'antico Patrimonium di San Pietro in Tuscia».
 
Professor Ruggieri, tra gli altri punti di forza, risalta  l'internazionalizzazione. Tanti gli accordi di cooperazione, sia con i Paesi Ue (sono 14) ed extra-Ue (43).
«A quest'ultimo proposito vanno citati anche altri numeri. Abbiamo sottoscritto 307 intese Erasmus con 26 Paesi Ue. Nell'ultimo anno accademico sono stati 186 studenti Erasmus in entrata e 178 in uscita. In totale sono 225 gli studenti stranieri iscritti».
 
Fiore all'occhiello sono i corsi che prevedono "Dual Degree" (doppia laurea) con la Russia.
«E' vero. Abbiamo attivato quattro corsi di studio. Due di economia con l'ateneo di Nižnij Novgorod, esattamente "Marketing e qualità" e "Amministrazione finanza e controllo". Poi c’è il corso di Scienze forestali (laurea magistrale) con l’Università di Mosca. Infine, grazie a un accordo sottoscritto negli ultimi mesi, un corso nel settore delle "Scienze biologiche" con l’Università di Soči. E' proprio in virtù delle doppia laurea che gli studenti sono invogliati a studiare da noi un anno».
 
Quanti sono gli studenti attualmente provenienti dalla Russia?
«Ne abbiamo già una trentina. Ma ritengo che durante i prossimi mesi il numero sia destinato ad aumentare. Le ragazze e i ragazzi russi si trovano molto bene e sono soddisfatti dell'esperienza che stanno vivendo a Viterbo. Per ritornare alla domanda iniziale, è evidente che l'aver reso operativi numerosi rapporti internazionali va a tutto giovamento, non solo dell’indotto economico, ma più in generale della valorizzazione complessiva di un territorio, ricco di bellezze naturali e storico-artistiche, consapevole che l'università rappresenta un concreto volano di sviluppo in tutti i settori».
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