Accoglienza migranti, a Viterbo diversi centri verso la chiusura

Il prefetto Giovanni Bruno
2 Minuti di Lettura
Sabato 19 Maggio 2018, 13:53 - Ultimo aggiornamento: 13:55

Accoglienza migranti, per molti nella Tuscia l'esperienza finisce qui. La stretta della Prefettura tra controlli degli immobili e delle spese effettuate ha comportato da un lato il trasferimento di decine di ospiti, dall'altro un ritardo pesante nei pagamenti mensili alle cooperative e alle reti di impresa che si sono aggiudicate il bando 2017 (16 operatori, confermati nel 2018, tranne un centro a conduzione famigliare poi chiuso).

Ed è così che alcuni stanno pensando di non partecipare più agli avvisi lanciati dal Palazzo del Governo - il prossimo uscirà a giugno e definirà come accogliere i richiedenti asilo nel 2019. La conseguenza? Si andrà verso la concentrazione di rifugiati in grandi strutture, anziché incentivare l'accoglienza diffusa in piccoli centri, politica sinora seguita dai predecessori del prefetto Giovanni Bruno.

«I migranti spostati perché a seguito delle verifiche di Asl e Vigili del fuoco quello che fino al giorno prima andava bene ora non è a norma, sono confluiti su due soli centri di accoglienza straordinaria. Si tratta del Balletti park hotel a Viterbo gestito dalla cooperativa Tre Fontane e il Carpe Diem di Orte, due strutture alberghiere. Anzi, la seconda proprio perché ora ospita fino a 180 persone ha cambiato la destinazione d'uso in ostello. Mentre la prima nel giugno del 2015 aveva ricevuto l'interdittiva da parte del prefetto Gabrielli di Roma perché faceva parte del Gruppo La Cascina, cooperativa indagata per Mafia Capitale», rivela un gestore dietro la garanzia dell'anonimato.

Intanto, molti operatori sono con l'acqua alla gola. Alcuni, a corto di liquidi, hanno sospeso la consegna del pocket money di 2,5 euro al giorno per ogni migrante. «Ma chi lo ha fatto - rivela un altro operatore - ha ricevuto la telefonata dagli uffici prefettizi che annuncia il rischio di una multa». Altri, pur di evitare proteste da parte dei migranti che in diversi casi sono arrivati fino sotto il Palazzo del Governo, hanno chiesto nuovi prestiti in banca oppure hanno sospeso il pagamento degli stipendi e dei fornitori. E sono persino iniziati i primi licenziamenti perché la riduzione degli ospiti significa meno entrate, il tutto aggravato da 5 mesi di pagamenti non ricevuti.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA