L'assessore sbotta: «Sono io la vittima. E sulle intercettazioni ho molto da dire»

Claudio Ubertini
di Massimo Chiaravalli
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Giovedì 31 Gennaio 2019, 12:07
«Qui la vittima sono io». L'altra faccia di Erostrato, ovvero la versione di Claudio Ubertini. L'assessore comunale all'Urbanistica compare, insieme al figlio, più volte nelle carte dell'inchiesta, ma non ci sta a passare per quello «poco collaborativo», né «sottomesso» alla banda. E' un fiume in piena e ha chiesto ai carabinieri di poter fare una conferenza stampa per chiarire le «tante inesattezze contenute in quelle intercettazioni».

Ubertini parte da quanto emerso in queste ultime ore. «Leggo che avrei pagato 4 mila euro dice Ubertini - ma me lo dovranno dimostrare: non ho dato una lira a nessuno. Sono stato collaborativo al massimo, perché ogni volta che mi è successo un episodio la mattina dopo l'ho denunciato. E se avessi saputo che erano quella banda lì di certo non sarei stato tutti i giorni in quel bar (in via Genova, ndr)».

Tante le cose che non gli tornano, su quanto letto nelle carte. «Si dice che sono socio occulto di alcune attività - rileva Ubertini - di cui i carabinieri non hanno avuto riscontri, che scrivo la contabilità a Grazini, a Oro Cash: non è assolutamente vero. L'unica cosa certa è che sono due anni che sono perseguitato da una banda di delinquenti». Ma non sapeva che erano loro.

«Se fossi stato a conoscenza chi c'era dietro - continua Ubertini - non li avrei frequentati. Sabato sera ero invitato a cena da Forieri e la moglie, con altre persone: sono clienti miei da 25 anni, c'è un rapporto di totale fiducia. Se fossi stato estorto da questi signori non ci sarei andato né a cena, né a colazione tutte le mattine. Non avrei fatto lì le conferenze stampa con i partiti. Si dice che gli avrei dato 4 mila euro, le carte le ho lette anch'io, ma sono cose che andrebbero riscontrate».

E invece «da vittima ora l'unico che fa notizia sono io. Ho chiesto al comando dei carabinieri di poter chiarire un po' di cose». Eccone alcune: «Hanno scritto che ero sottomesso a Trovato spiega l'assessore - quando una settimana fa l'ho incontrato al bar. Non quello che frequentavamo insieme come ha detto qualcuno, ma quello sotto il mio studio. Come lui potevo incontrare decine di persone, più o meno buone».

Da qui la volontà di fornire la propria versione degli eventi, che non combacia con quella delle intercettazioni. «Voglio chiarire tante cose, nell'ordinanza trovo fatti a mio carico che sono assolutamente inesatti, che non corrispondono a verità. Lati di questa vicenda che sono stati interpretati male, credo sia mio diritto chiarirli conclude - perché non si può dire qualunque cosa su di me senza riscontri».
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