Un'impresa tra quelle per cui tempo fa era arrivata l'interdittiva è Gesenu, nell'attuale ati che gestisce la raccolta dei rifiuti a Viterbo. Così come per la Eco.Car. «Mi riservo di fare l'accesso agli atti dice Barelli ma questa vicenda mette in luce la necessità, già valutata da due consigli comunali, del protocollo con l'Anac. Uno dei requisiti era infatti l'aver avuto una società raggiunta da iterdittiva antimafia. Come accaduto con Gesenu». Oltre all'unanimità della sala d'Ercole, anche il senatore leghista Umberto Fusco si era espresso favorevolmente, proprio sulle colonne del Messaggero.
«Questo continua Barelli - avrebbe reso tutti più tranquilli e avrebbe dato maggiore garanzia alla procedura. Perché è stato deciso di non farlo? I requisiti c'erano e l'appalto ponte non è difforme da quello definitivo. Allora perché l'amministrazione, il dirigente e il segretario generale non abbiano voluto ottemperare alla delibera di consiglio. Nessuno ha capito né spiegato il motivo: non voglio credere alla malafede, ma si dimostra incapacità».
L'appalto ponte varato dalla giunta Arena dura un anno, 9 milioni il valore. Intanto ieri è scaduta la proroga di 4 mesi concessa a Viterbo ambiente. Cosa che apre la strada a una sfilza di domande di Barelli: «Servirà una nuova? E se sì, di quanto? Non vorrei che si arrivasse a un anno di proroga e poi a uno di ponte se no si rischia di farla lunga come il ponte di Brooklyn». E ancora: «Visto che ci sono le stesse difficoltà dell'appalto complessivo, perché - aggiunge - non è stato fatto direttamente questo? Non è che stiamo regalando un anno alla ditta? E' tutto molto singolare: queste proroghe come si giustificano? Di fatto lo è anche il ponte. E poi mancano ancora le linee guida per l'appalto definitivo: non se ne parla più».
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