L'allarme della Caritas di Viterbo: «Da giugno accolti 634 migranti, oltre l'80% vive per strada»

Tshiela Lukusa e Piepaolo Manca della Caritas Viterbo
di Renato Vigna
3 Minuti di Lettura
Giovedì 22 Novembre 2018, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 12:23
Qui alla Caritas li chiamano "la schiera degli invisibili". Quella che ogni settimana si fa sempre più numerosa perché, con il decreto Salvini, i Cas si stanno svuotando e molti migranti finiscono per strada. Dopo l'allarme lanciato dalla Cisl e confermato dall'Arci, a dare la misura del fenomeno arriva il centro di ascolto di piazza Dante. Qui da giugno a oggi si sono rivolti 634 stranieri, dei quali oltre l'80% vive per strada.

"Con la nuova normativa - spiega Pierpaolo Manca - c'è stato un cambiamento radicale: i centri di accoglienza straordinaria hanno sempre meno ospiti ma per loro non ci sono altri posti letto". La Caritas ne ha solo 15, 10 per gli uomini e 5 per le donne. Se la mensa riesce a dare un pasto a molti, solo una minima parte trova invece dove dormire.

"Cerchiamo di aiutare ricorrendo anche alle conoscenze dentro le comunità di appartenenza ma - testimonia Tshiela Lukusa - la maggioranza delle persone che vengono al centro di ascolto finisce a dormire a Porta Fiorentina e a Porta Romana". Le stazioni diventano rifugio per alcuni finché le lamentele dei passeggeri non spingono il personale ad allontanarli. "L'altra sera - continua Lukusa - mi hanno segnalato un ragazzo che da un mese dormiva a Porta Fiorentina, allontanato perché da settimane non si faceva la doccia. Gliel'abbiamo messa a disposizione: qui alla Caritas è possibile lavarsi tutti i giorni, escluso il mercoledì".

A dare una mano alla Caritas ci sono la protezione civile, l'Aeopc Favl e l'Usb. Ora che inizia il freddo, la notte girano per la città offrendo coperte e una bevanda calda. E segnalano le situazioni più critiche. Quelle che negli ultimi mesi sono aumentate a dismisura: i dati del centro di ascolto dicono che nel 2017 le persone accolte sono state 713, mentre in solo 5 mesi del 2018 - da giugno a ottobre, appunto - sono state 634, di cui 195 donne e 10 donne con bambini. Il picco si è registrato il mese scorso con 178 richieste di aiuto.

"Non vogliamo entrare nelle questioni politiche. Diciamo solo - afferma Manca - che è meglio nei Cas che per strada. Abbiamo aiutato un informatico libico al rimpatrio assistito perché diceva che qui riceveva offerte di lavoro solo dagli spacciatori". Il rischio, insomma, che chi finisce per strada poi si dedichi ad attività illecite è alto. Ma la Caritas non molla: "Abbiamo uno sportello con cui cerchiamo di trovare un'occupazione ai migranti. In questo periodo alcuni sono andati a raccogliere le olive, ma per molti lo scoglio è la lingua. Pertanto - annuncia Manca - a breve ripartiremo con un corso di italiano gratuito".

Infine, un appello: "Stiamo facendo del nostro meglio per dare risposte, anche grazie alla capacità del direttore della Caritas, Luca Zuncheddu. Ma vorremmo maggiore collaborazione da parte delle istituzioni, dei privati e anche della parrocchie", conclude il responsabile del Centro di ascolto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA