L'addio al calcio del portiere Peppe Iacomini. «Un lungo viaggio, ma è ora di fare altro»

L'addio al calcio del veterano Peppe Iacomini
di Marco Gobattoni
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Lunedì 2 Agosto 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 10:56

Prima che un portiere forte è stato ed è un uomo con grandi valori. La parola sua, dentro lo spogliatoio e fuori, ha sempre contato molto ma ora ha deciso di dire basta al calcio giocato, ma non al mondo del pallone da cui, probabilmente, non si staccherà mai.

Giuseppe Iacomini, portiere classe 1981, con un post su Facebook qualche giorno fa ha comunicato l’addio al calcio giocato. Per lui una carriera iniziata da bambino con una breve parentesi come attaccante nei Giovanissimi del Blera di cui è cittadino innamorato e poi una lunga vita in porta con il debutto tra i pali che contano a 17 anni con la maglia del Pianoscarano lanciato da mister Gian Piero Buffetti. «Ero affascinato dai portieri più grandi – racconta Iacomini – il primo che mi colpì fu Francesco Pampinella: un civitavecchiese che giocava in Prima categoria nel Blera ed era fortissimo. Poi Massimiliano Quaglia a Pianoscarano e ovviamente il mio compaesano Angelo Peruzzi che mi regalava ogni anno tre, quattro paia di guanti con i quali facevo tutta la stagione».

La sua è stata una cavalcata solitaria ma bellissima e lunghissima: i suoi compagni lo hanno sempre ascoltato e seguito come un leader. «I migliori anni li ho vissuti con le maglie di Astrea in serie D e Sorianese con la quale ho vinto i playoff di Promozione e sono volato in Eccellenza in una piazza prestigiosa come quella rossoblù.

La partita più bella? Sicuramente un Viterbese-Astrea del dicembre 2010. Vincemmo 1-0 con gol di Giuntoli: i tifosi gialloblù me le dissero di tutti i colori visto che feci almeno cinque parate decisive».

Il lavoro a Roma e la famiglia che si è allargata con l’avvento del secondo genito, hanno imposto la decisione: una scelta arrivata al mare in vacanza quando si ha più tempo per pensare.

«Il ruolo di portiere l’ho vissuto sempre come un lavoro e allora se devo andare a fare brutte figure preferisco stare a casa. Purtroppo la pandemia ha lasciato e lascerà cicatrici profonde sul calcio dilettanti e non ho trovato nessun progetto che mi stimolasse a lasciare la famiglia per giocare la domenica. Futuro? Dicono che sono uno che sa ascoltare e farsi ascoltare: mi piacerebbe fare il team manager; non in campo ma al fianco dei giocatori». Perché anche se ha deciso di smettere, Iacomini, sarà sempre uno di loro.

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