L'ambasciatore Badr è molto attivo in queste settimane, dopo la riapertura delle relazioni con l’Italia, interrotte nell’aprile 2016 per gli attriti sul caso Regeni, il ricercatore italiano ucciso a Il Cairo in circostanza non ancora chiarite. Supportate dalla spinta dell’imprenditore Eugenio Benedetti, pronipote del fondatore dell’ospedale italiano a Il Cairo, le autorità egiziane puntano ancora su Viterbo per consolidare i rapporti. Dalla prossima primavera, e per sei mesi, Viterbo ospiterà nella sala del primo conclave, a Palazzo dei papi, una sorta di viaggio nella storia dei faraoni, con repliche di tesori antichi realizzati con le stesse tecniche e gli stessi materiali di tremila anni fa. Tra questi, riproduzioni fedeli di parte del tesoro di Tutankhamon.
Oltre a questi oggetti, arriveranno le riproduzioni di icone che mostrano il radicamento della comunità cristiano-coopta in quei luoghi. «A testimonianza di come le diverse religioni, quella musulmana e quella cristiana, per secoli hanno vissuto nella tolleranza reciproca in questi luoghi», ha sottolineato Badr. Al tempo stesso per il vescovo Fumagalli la mostra darà forza «al dialogo interconfessionale come strumento di pacificazione nel futuro, con le religioni strumento di comunione e non di conflitto come sottolineato da Papa Francesco».
All’incontro erano presenti anche Benedetti, che con la Società italiana di beneficenza (Sib) finanzierà il progetto
con il coordinamento della Fondazione Caffeina. Un centinaio i “pezzi” che arriveranno nel Viterbese dalla capitale egizia, sotto la supervisione del ministero delle antichità. «Va ricordato che nel 2018 ricorrono i cento anni dall’inizio degli scavi per la tomba di Tutankhamon, e che per l’occasione sarà inaugurato il grande Museo egizio del Cairo», ricorda Claudio Margottini, addetto scientifico dell’ambasciata al Cairo. Il quale, come viterbese,
avrà una parte attiva nell’implementazione della mostra.
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