Ispezioni della Commissione europea e ministero al carcere di Viterbo. E' allarme dopo l'omicidio

Ispezioni della Commissione europea e ministero al carcere di Viterbo. E' allarme dopo l'omicidio
di Maria Letizia Riganelli
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Lunedì 1 Aprile 2019, 12:32 - Ultimo aggiornamento: 18:37

«Mammagialla non può continuare a essere la terra di nessuno. Anche la città deve prendere atto che c'è un problema, non possiamo far finta che non esista». L'opposizione in Consiglio comunale, dopo l'omicidio avvenuto in carcere due giorni fa, chiede compatta la convocazione di una seduta aperta sulla situazione del penitenziario viterbese.

«Vogliamo parlare spiega il consigliere Giacomo Barelli - di una situazione che è emergenziale, ma non da ora. E lo dicono soprattutto i numeri impressionanti di aggressioni, suicidi. Per questo dobbiamo approfondire. La città e la politica hanno dimostrato una disattenzione totale, ma è un mondo che non può essere dimenticato. Il problema non può essere relegato solo alla polizia penitenziaria, al garante dei detenuti e alle associazioni che collaborano con l'istituto. Non si possono ignorare l'esistenza del carcere nel territorio, i problemi che ne derivano, da quelli del sovraffollamento (ci sono 181 detenuti in più) a quelli della carenza di personale sorvegliante (40 agenti in meno). Mi auguro conclude Barelli - che il Consiglio porti consapevolezza ai cittadini su un problema che non possiamo più eludere».

Gli allarmi sul carcere viterbese erano scattati da tempo. Non solo quelli gridati dalla polizia penitenziaria sulla cronica carenza di personale. Ma anche quelli portati alla luce dagli stessi detenuti che in più occasioni hanno denunciato, tramite lettere, aggressioni, botte e insulti. Tanto da ribattezzare Mammagialla il carcere dei suicidi. La morte di Giovanni Delfino, detenuto nel reparto comune e definito dalla stessa polizia penitenziaria come persona mite, è il primo omicidio in carcere ma anche l'ultima di una serie di tragedie.

Dieci giorni fa il Consiglio d'Europa ha inviato una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, con l'obiettivo di esaminare la condizione dei detenuti sottoposti al regime 41-bis e all'isolamento. Una visita straordinaria che è durata dieci giorni e ha prodotto un documento che nei prossimi giorni sarà illustrato al Consiglio.

Questa però non è l'unica ispezione registrata nell'ultimo periodo a Mammagialla. Dopo la puntata della trasmissione di Rai 2 Popolo sovrano, incentrata proprio sull'istituto viterbese, il ministero della Giustizia ha inviato gli ispettori nel carcere di Viterbo. Hanno lavorato per due giorni a inizio marzo. Sul caso si è mosso anche il Dipartimento con la richiesta di una relazione. Eventi straordinari che hanno gettato il penitenziario sotto i riflettori.
Che qualcosa nel funzionamento non torna sembra, a questo punto, essere consolidato.

«Non dobbiamo dare la colpa a nessuno afferma ancora Barelli né alla penitenziaria che fa il proprio lavoro, né alla situazione psichiatrica. È chiaro però che il problema va affrontato dalla radice. Per questo al Consiglio comunale aperto abbiamo inviato sia la penitenziaria, il procuratore capo, il direttore del carcere e il garante per i detenuti. Non serve puntare il dito contro nessuno». E i primi che vogliono allontanare ogni sospetto sul proprio operato sono proprio gli agenti che nel carcere lavorano quotidianamente: «Che non si tenti afferma l'Usspp - ancora una volta di far ricadere sugli agenti in servizio a Viterbo colpe che sono da ricercare altrove».
 

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