«Io immigrato, abusivo: dormo nel bosco e faccio affari in spiaggia»

Il marocchino Abid
di Marco Feliziani
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Lunedì 25 Giugno 2018, 11:07 - Ultimo aggiornamento: 18:26
Dal braccialetto colorato agli occhiali all'ultimo grido, ovviamente farlocchi. Ce n'è per tutti sulle spiagge di Montalto e Tarquinia. Venditori abusivi che in barba alle regole smerciano ai villeggianti merce contraffatta o di scarsissima qualità. In un giorno feriale, nella cittadina castrense, di abusivi ne abbiamo contati 48 in un'ora, che fanno su e giù lungo l'arenile.

Un esercito di stranieri che da giugno a settembre sulle coste italiane fa affari per milioni. C'è il senegalese, il tunisino e il marocchino che vendono ogni tipo di merce: costumi, catenine, orologi, occhiali da sole e abbigliamento di vario genere. Poi c'è l'indiano che propone giocattoli per i più piccoli, e non mancano neanche i servizi: donne che fanno treccine e massaggi. L'unico italiano che si presenta abitualmente a petto nudo e con un paio di pantaloncini, è il «cocco bello» partenopeo.

Anche lui, come gli altri colleghi, cerca di fare business: un commercio che muove denaro beffando il commerciante regolare, quello che paga le tasse. Tra gli abusivi abbiamo incontrato Abid, 36 anni, del Marocco. Alloggia insieme ad alcuni suoi coetanei in una tenda nascosta tra la fitta vegetazione poco dopo lo stabilimento balneare dell'Aeronautica militare a Montalto. Un alloggio di fortuna, tra immondizia e avanzi di cibo sul quale le mosche fanno banchetto nelle ore più calde.

Poi si intravedono nascosti da occhi indiscreti tra le piante i ferri del mestiere: il carretto su ruote, fa da vetrina ai clienti che scelgono il capo d'abbigliamento più bello da acquistare. Tra i rifiuti, un filo tra due alberi utilizzato come stendino. Ogni giorno all'alba Abid e i suoi quattro colleghi sono pronti ad affrontare la giornata: zaino in spalla e bustoni pieni di merce, iniziano il cammino verso la spiaggia.


Da quanti anni sei in Italia?
«Ho lasciato due volte il Marocco per andare in Spagna con un barcone. La prima volta ci ho messo 26 ore, la seconda 46. Eravamo una cinquantina, ognuno ha pagato 1.500 euro, ma arrivati a destinazione ci hanno fatto tornare sempre indietro. In seguito sono riuscito ad arrivare in Turchia, dove ci ha soccorso una nave. Da lì mi sono spostato in Grecia pagando 800 euro. Lì ho lavorato un anno. Dalla Grecia sono arrivato a Venezia nel 2012. All'inizio non avevo i documenti, poi sono riuscito ad ottenerli».

Oltre a vendere sulla spiaggia, quale altra attività svolgi per sopravvivere?
«D'inverno mi sposto in Sicilia per raccogliere le arance, poi durante il periodo estivo vengo sempre a Montalto perché c'è molto da fare. Sto qui qualche mese, ma capita che vado a lavorare due giorni ad Albinia, sempre sulla spiaggia».

Lavori da solo o per conto di qualcuno?
«Sono da solo così come i miei amici che in questo periodo vivono con me. Siamo cinque persone e quest'anno ancora nessuno è venuto a disturbarci. La polizia è arrivata tante volte lo scorso anno. Ci hanno portato via la roba dicendoci che non potevamo stare, ma qui vicino c'è un bagno pubblico dove ci laviamo. Dormire in questo posto non si può, lo so, perché ci sono tanti animali. Sto cercando una casa a Montalto o Tarquinia».

Quanto riesci a guadagnare in un giorno vendendo costumi?
«Dipende dalle giornate. Riesco a guadagnare tra 50 e 100 euro, ma alcuni giorni non si fanno soldi. Mi alzo alle 6 di mattina, preparo la roba e cammino sulla spiaggia fino alle 5,30, a volte anche fino a sera. Qui la gente è brava, nessuno dà fastidio e sono molto cortesi con noi».

L'Italia per i tuoi connazionali è un traguardo importante? Perché?
«Anni fa tantissimi erano disposti a venire, perché qui c'è lavoro; vediamo le macchine belle, i soldi. Oggi solo un 40% è interessato e molte persone muoiono annegate durante la traversata in mare».
 
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