Macchina del fango, così Birindelli
usava l'auto blu per fini personali

di Silvana Cortignani e Alessia Marani
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Giovedì 25 Luglio 2013, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 10:55
VITERBO - Macchina del fango e corruzione: da ieri le carte della maxi inchiesta sono a disposizione degli 11 indagati, tra cui l’ex assessore regionale all’Agricoltura Angela Birindelli e l’ex sindaco Giulio Marini, per il quale a sorpresa oltre all’abuso d’ufficio viene ipotizzata anche la tentata concussione. Uno scenario di clientelismi, favori tra amici e uso ad personam dei ruoli istituzionali, quel che viene descritto dagli inquirenti. Un’inchiesta nata attorno agli affari del giornalista Paolo Gianlorenzo, all’epoca direttore de l’Opinione Viterbo.

PERSONALITA’ BIRINDELLI



Nell’informativa un capitolo a parte meritano i «fatti evidenzianti la personalità di Birindelli». Oltre alle vicende di carattere penale gli inquirenti sottolineano «altri episodi che testimoniano da un lato l’uso distorto della carica istituzionale ricoperta e dall’altro la totale mancanza di freni inibitori che le impediscano l’utilizzo a scopo personale del potere acquisito». Come quando si fa beffe dei «produttori di kiwi che hanno manifestato sotto la Regione definendoli ”burini”». O come quando in una telefonata con l’allora presidente dell’Ater Maria Gabriela Grassini spinge perché il sindaco di Tuscania venga punito a causa della sua frequentazione con Francesco Battistoni. Ciò «attraverso il blocco dei fondi (...) per la costruzione di un ascensore presso il poliambulatorio di Tuscania».



PERSONALITA’ GIANLORENZO



A proposito del giornalista, gli inquirenti coordinati dal pm Massimiliano Siddi mettono in risalto «la capacità posseduta di sfruttare a proprio vantaggio le conoscenze/amicizie che vanta sia in ambito politico che tra le forze dell’ordine (con particolare riferimento all’Arma dei carabinieri della quale ha fatto parte)». C’è la vicenda Asl: «Nel corso delle indagini - si legge ancora nell’informativa - si è avuto modo di appurare l’utilizzo strumentale nel pubblicare articoli su “sanitopoli”. Lo stesso al fine di raggiungere l’obiettivo non esita ad avanzare richieste illecite e pressioni su varie persone per reperire informazioni. Alcune di queste informazioni, si ritiene provengano da ambienti legati alle forze dell’ordine, in particolare dall’Arma dei carabinieri». Amicizie ai vertici più alti del Comando provinciale che gli permetteranno il 13 febbraio 2012 di dettare alla redazione il testo della locandina del giorno dopo, dicendo testualmente «il gip Fanti respinge gli arresti per Aloisio, Paoloni, Parroccini e Angelucci». Circostanza, scrive la Procura, «ancora non pubblica in quanto il fascicolo era ancora in fase istruttoria». E ancora. Mauro Paoloni e Ferdinando Selvaggini entrambi coinvolti nella vicenda Asl, «lamentavano di avere subito pressioni e minacce da parte di Gianlorenzo».



AUTO BLU A SCOPI PERSONALI



L’informativa parla dell’«episodio relativo all’utilizzo improprio dell’auto di servizio da parte della Birindelli». Episodio del 17 marzo 2012 quando «dalle intercettazioni telefoniche emerge che l’assessore usa l’auto di servizio per recarsi a un incontro privato con il sindaco Giulio Marini alle ore 15,45. Tale ipotesi emerge chiara da una serie di intercettazioni telefoniche in cui appare che i soggetti abbiano rapporti più personali che “istituzionali”». Dicono gli inquirenti a proposito del viaggio che Birindelli fa fare all’autista da Roma a Bolsena, poi a Viterbo e dinuovo a Bolsena e Roma: «Il pretesto è la partecipazione a una riunione della Talete a Vitebo (...) circostanza smentita dagli accertamenti condotti (...)».