All'evento intervengono il rettore Stefano Ubertini; il sindaco Giovanni Arena; Marina Micossi, docente Disucom e autrice di uno dei testi impressi nel volume. L'iniziativa è la prima tappa del progetto L'archivio sensibile, ideato da Fiorentino, che ha coinvolto Salbitani, fotografo padovano che ha lavorato per oltre dieci anni nel Viterbese in maniera visionaria, raccontando forme, colori e fascino misterioso di vie cave, resti archeologici etruschi e medievali, abitazioni ipogee e ponti, con uno sguardo finale alla Torre-castello di Chia, buen retiro del poeta-scrittore Pier Paolo Pasolini.
«La storia del fotografo Roberto Salbitani - rileva Fiorentino - è quella di un viaggiatore sensibile, dello sguardo e attraverso lo sguardo, che racconta l'Italia incarnando il punto di vista del sentire, dall'inizio degli anni Settanta a oggi. In lui è sempre vissuta una necessità fisiologica del viaggio materiale, coniugata al movimento dello sguardo e dell'estensione tecnologica dell'occhio, un apparecchio fotografico a pellicola in bianco e nero».
Per questo ha scelto di muoversi tra Roma e la Tuscia. «Quest'ultima - sottolinea il direttore Disucom - terra lussureggiante, viene raccontata dall'occhio fotografico di Salbitani nel crepuscolo, tra la via Cava e Poggio Buco, dalla Via Amerina alle tombe rupestri di San Giuliano: quando la luce si fa morbida e sensuale e attiva la scoperta della notte». Una trentina di stampe vintage sono state donate da Salbitani al dipartimento dell'ateneo, quale primo nucleo dell'Archivio sensibile dedicato alla fotografia contemporanea e al Viterbese.
La mostra è allestita nel corridoio delle monofore di S. Maria in Gradi, dal 17 dicembre al 21 gennaio 2020.
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