Il viaggio alla ricerca di se stesso del calciatore del Monterosi Costantino. «Il cammino di Santiago mi ha cambiato»

Il viaggio alla ricerca di se stesso del calciatore del Monterosi Costantino. «Il cammino di Santiago mi ha cambiato»
di Marco Gobattoni
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Mercoledì 6 Luglio 2022, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 15:13

Che cosa ci fa un calciatore del Monterosi, da solo in un comune della Navarra, regione spagnola di miti cristiani a forte impronta religiosa? Non è l’incipt di una leggenda per cercare di impressionare bambini e adulti, ma è la storia vera di Rocco Costantino attaccante del Monterosi in serie C che per le sue vacanze estive, invece di mete esotiche e balneari, ha intrapreso un viaggio dell’anima per ritrovare se stesso dopo un periodo difficile fuori dal campo.

I motivi che hanno spinto questo attaccante di 32 anni, 14 gol quest’anno con la maglia del Monterosi, ad intraprendere il cammino di Santiago restano strettamente personali, «diciamo che in fondo all’anima lo so soltanto io il perché di questa avventura, ma posso dire che l’ho fatto per ritrovare me stesso e più che altro per scoprire il vero Rocco che magari ancora non conosco fino in fondo».

E allora, lo scorso 9 giugno dopo un lungo confronto con un amico che lo esortava ad intraprendere un percorso che richiede un’ascesa dentro la propria coscienza, Costantino sale in macchina e si dirige verso Fiumicino. «Stavo attraversando un momento delicato a livello personale – inizia a raccontare – un amico mi dice: devi fare il cammino spirituale di Santiago vedrai che sarà un’esperienza indimenticabile». Sul Raccordo verso Fiumicino, Costantino compra un biglietto per Madrid: da lì 300 chilometri a piedi con un zaino in spalla e un bastone di legno che ora conserva in casa come metafora della vita.

«Sono arrivato a Roncisvalle e ho buttato via tutto quel poco che mi ero portato dall’Italia. Mi sono fermato a Pamplona ed ho comprato questo zaino enorme, nel quale ho messo l’attrezzatura giusta per affrontare un viaggio del genere: l’unica cosa che non ho acquistato sono state le scarpe; sono pur sempre un calciatore e sotto quel punto di vista ero fornito».

Tale e tanta era la determinazione che Costantino questo percorso che non ha completato, il cammino di Santiago copre 790 chilometri di distanza, lo avrebbe potuto fare anche senza vestiti.

«I momenti più emozionanti arrivavano dopo le soste – svela – mi fermavo nei punti di ristoro e quando rimettevo lo zaino in spalla iniziavo a piangere. Ho fatto decine di chilometri piangendo, ci sono stati momenti difficili ma ho superato anche la paura del buio che pensavo fosse per me un ostacolo quasi insuperabile. Il cellulare? Ho chiamato come non mai la mia famiglia: i miei nonni e mia madre che quando gli ho detto che sarei partito è scoppiata a piangere facendomi capire tante cose. Poi in un paesino della Spagna sono stato due ore a parlare con tre donne di 92, 94 e 97 anni: un’esperienza incredibile e se ci ripenso ho ancora la pelle d’oca per la lezione di vita che mi hanno regalato».

Costantino nella vita è molto riservato: non ama mettersi in mostra ma non vede l’ora di raccontare ai propri compagni questo viaggio che è soltanto alla prima tappa. «Il percorso lo devo e lo voglio completare. Per una questione fisica ho deciso di fermarmi dopo 300 chilometri; tra poco inizia la preparazione e voglio dare tutto me stesso per il Monterosi. Con il presidente Capponi, il direttore Lucchesi è i compagni ho un rapporto speciale. Gli ho già detto che tappezzerò lo spogliatoio con le foto del mio viaggio: questa esperienza ha cambiato la mia vita e, senza presunzione, cercherò di metterla al servizio degli altri».

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