A immortalare con lo smartphone lo show dei delfini è stato Alessandro Campisi, un diportista del luogo, che assieme ad alcuni amici era a pesca al largo davanti la foce del fiume Fiora. «Uno spettacolo unico - ha detto - vederli tutti insieme nuotare e fare le capovolte a pochi metri dalla barca». Da queste parti, negli ultimi anni, il numero di avvistamenti vicino alla riva sono sempre più frequenti. Giuseppe Nascetti, Ordinario di ecologia dell'Università della Tuscia, lo spiega a malincuore e conferma come l'overfishing (l'impoverimento delle risorse ittiche causato da un'eccessiva e non razionale attività di pesca) stia causando danni all'ecosistema marino.
«L'avvicinamento dei delfini alle nostre coste - spiega Nascetti - è legato al fatto che al largo non hanno più da mangiare. Ovvero si stanno indebolendo i primi anelli delle reti trofiche marine: i pesci presenti in branco, come lo sgombro, le alici e le sarde, sono sempre meno. Nei giorni feriali i delfini si cibano seguendo le imbarcazioni che fanno la pesca a strascico, e nel fine settimana si avvicinano alle coste poiché c'è più cibo».
«Molti - aggiunge il professor Nascetti - riescono a liberarsi dalle reti da pesca, ma altri, come l'esemplare adulto femmina trovata spiaggiata venerdì a Tarquinia, rimangono vittime dei pescatori». L'esemplare rinvenuto morto sulla riva aveva nello stomaco una rete da pesca a maglia molto piccola, ed era privo di una parte dei denti. Probabilmente il felfino ha tentato di liberarsi dalla trappola, ma il suo destino era ormai segnato. «Non c'è una tutela biologica dei nostri mari - conclude Giuseppe Nascetti -, e la riduzione degli stock ittici porterà gravi conseguenze all'ecosistema marino».
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