Gruppo Ro.Ri, l'Usb dice no alla cassa integrazione e 18 lavoratori saranno licenziati

La clinica Santa Teresa a Viterbo
di Federica Lupino
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Domenica 25 Dicembre 2016, 12:12 - Ultimo aggiornamento: 12:18
“A fronte della proposta regionale di evitare l’esubero con l’utilizzo di un periodo fino a 12 mesi di cassa integrazione in deroga, proposta condivisa dalla società e dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fialc Cisal, il sindacato Usb ha espresso la propria contrarietà e pertanto il gruppo Ro.Ri., in assenza di una unanime condivisione sullo strumento proposto, non ha ritenuto di sottoscrivere l’accordo sull’ammortizzatore sociale conservativo”.

Tradotto: a causa del no di un sindacato alla proposta di cig in deroga caldeggiata dalle altre sigle, 18 persone verranno licenziate entro 120 giorni. Accade al gruppo Ro.Ri, titolare della casa di cura di Nepi e della clinica Nuova Santa Teresa sulla Tuscanese, che in totale impiega 167 persone (164 a tempo determinato e 3 a termine). Insomma, si è conclusa con un nulla di fatto la riunione in Regione dell’altro giorno.

A Nepi se ne andranno in 12: 3 ausiliari addetti all'assistenza, 4 unità della riabilitazione, un tecnico del laboratorio analisi e 4 addetti alla portinerie. A Viterbo toccherà a 6: un ausiliario addetto all'assistenza, un caposala di medicina generale, un autista, 3 portinai. I motivi alla base degli esuberi sono legati, secondo la proprietà, “alla grave crisi aziendale che ne determina l'insostenibilità economica”, dovuta a sua volta  ad accreditamenti revocati e delle soppressioni di posti letto da parte della Regione.

Fino ad ottobre, all’interno delle due cliniche la famiglia Angelucci d’accordo coi sindacati aveva avviato un contratto di solidarietà: riduzione delle ore a tutti, così che nessuno venisse licenziato. Ma l’Usb si rivolse all’ispettorato del lavoro denunciando l’illegittimità della procedura per ferie arretrate. La proprietà ha allora avviato la procedura di licenziamento che si è cercato di evitare ricorrendo alla cassa in deroga. Conditio sine qua non posta dal gruppo era però l’accordo unanime dei sindacati. L’Usba ha detto no e ora si va avanti coi licenziamenti.
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