Gli spettacoli del fine settimana all'Anfiteatro Cordeschi di Acquapendente

Emilio Celata
di Carlo Maria Ponzi
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Venerdì 29 Luglio 2022, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 11:43

Prosegue all'Anfiteatro Cordeschi di Acquapendente, suggestiva struttura di teatro elisabettiano, la rassegna estiva di prosa, danza e musica "A cielo aperto", organizzata dal Teatro Boni con direzione artistica di Sandro Nardi e il sostegno di Comune di Acquapendente e Regione Lazio. Nel prossimo fine settimana sono in cartellone due spettacoli teatrali.

Venerdì 29 luglio (ore 21) in scena la compagnia L'Eco di Fondo in "La notte di Antigone", una rilettura della tragedia di Sofocle ispirata alla figura di Ilaria Cucchi (la sorella di Stefano, morto nel 2009 dopo essere stato pestato in una caserma di carabinieri), con drammaturgia e regia di Giacomo Ferraù e Giulia Viana. Sul palcoscenico  Edoardo Barbone, Enzo Curcurù, Giacomo Ferraù, Ilaria Longo, Giulia Viana. “L'Antigone – afferma il regista - è  la riflessione più lucida e profonda che sia mai stata scritta sul conflitto tra la legge privata dell'anima e la legge inamovibile dello stato. Si racconta che alle porte di Tebe si siano scontrati e abbiano perso la vita, uccidendosi l’un l’altro, Eteocle il buono, il giusto e Polinice, il reietto, l’ultimo: questo è quello che raccontano ad Antigone.

Ed è per questo che Polinice sarà condannato a rimanere insepolto, alla mercé degli sciacalli, delle bestie feroci”

Sabato 30 e domenica 31 luglio, sempre alle ore 21,  “D'io. In fondo mi credo”, una produzione del Boni, di Emilio ed Elisa Celata e Sandro Nardi. In scena Emilio Celata che dà corpo alle ossessioni incontrollabili della mente. «La mente è un enigma. Non c’è molta differenza tra un pensiero e un’ossessione: la differenza è come ci si sente. Non esistono momenti tranquilli.  Perfino a letto continui a pensare più volte: "Ho chiuso la porta? Ho lavato le mani? Ho chiuso il gas?" L'ansia non è una scelta. È energia inespressa. È carattere mortificato per far contenti gli altri, per rispettare un codice culturale, per assecondare il mondo esterno. La salvezza può essere racchiusa in una vita parallela dove l’assurdo è possibile e l’incredibile diventa strumento per naufragare con la mente in una burrasca di parole».

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