Furti, incendi, sequestro di persone e rapine, salta il processo alla banda di Salone

Tribunale
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Giovedì 20 Maggio 2021, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 15:33

Furti, incendi, sequestro di persone e rapine, salta il processo alla banda che tra il 2004 e il 2010 mise a segno più di 50 colpi. Ieri mattina avrebbero dovuto sfilare 10 testimoni, quasi tutte vittime di rapina, ma l’imputato principale Ignazio Salone, per motivi burocratici non è arrivato in udienza. E il processo è stato di nuovo rinviato.
Sei gli imputati in attesa di un verdetto. Cinquantotto invece le parti offese. I sei imputati, oltre a Salone sono Antonio Palomba, Gennaro Tucci Vitiello, Giovanni Meloni, Giuseppe Corrias, Daniele Luongo e Sceila Uccheddu. Accusati, a vario titolo, di incendio, di furto con scasso, rapina, sequestro di persona, detenzione illecita di armi e associazione per delinquere.
Il più noto alle cronache è Ignazio Salone pentito di camorra con la passione per le rapine. Recentemente è stato condannato dal Tribunale di Viterbo a 8 anni e 8 mesi di carcere per il colpo, non riuscito, alla gioielleria Bracci di Viterbo. Il 48enne d’origine campana, attualmente recluso nel carcere di Frosinone dopo essere stato sia a Mammagialla e a Rebibbia, è noto per i suoi turbolenti trascorsi nella Tuscia e in particolare sul litorale. Proprio dove la banda di Salone negli anni ha colpito di più. 

I fatti, al centro di questo processo, però non riguardano solo le rapine e i futi in Maremma.

In questo fascicolo sono finiti anche i reati commessi nel Milanese e nel Varesotto. Per quasi cinque anni la banda di Salone ha rapinato e svaligiato case, pompe di benzina, bar e supermercati. Secondo la Procura erano armati, violenti e pronti a tutto. Si narra che per evitare il continuo latrare dei cani, da guardia prima dei colpi, li uccidevano senza pietà. a colpi di pistola. 

Nel Viterbese la banda avrebbe agito principalmente sul litorale da Montalto di Castro a Tarquinia, Valentano, Tuscania, Canino, Grotte di Castro. Famosi i colpi messi a segno in un’armeria, dove la banda fece rifornimento di pistole e munizioni e quello in un caseificio di Tuscania, dove portarono via oltre 500 forme di formaggio. Nel 2004 avrebbero anche assalito la canonica di un paesino del Ferrarese. Prima di portare via il bottino, circa 1500 euro, avrebbero legato e pestato il parroco. Nella prossima udienza, fissata per il prossimo 20 ottobre, racconteranno la loro esperienza con la banda dieci vittime. Le stesse che avrebbero dovuto raccontare il colpo subito proprio ieri, davanti ai giudici del collegio del Tribunale di Viterbo.

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