Chi lavorava in nero, chi fingeva di essersi separato dalla propria compagna e chi aveva dichiarato di essere in Italia da oltre dieci anni, quando invece era arrivato poco tempo fa. La maggior parte invece lavorava in nero. C’è questo e molto altro le 165 posizioni irregolari accertate dalla finanza. Centosessantacinque persone che per ottenere il reddito di finanza avevano, letteralmente, fatto carte false.
A scoprire i vari trucchi messi in atto è stata un’operazione certosina portata avanti dai finanzieri del comando provinciale di Viterbo che hanno eseguito molteplici controlli finalizzati a verificare la regolare percezione del reddito di cittadinanza. «Le indagini - spiegano le fiamme gialle -, implementate anche attraverso l’utilizzo delle banche dati in uso al corpo ed in costante collaborazione info-investigativa con l’Inps, hanno permesso di rilevare 165 posizioni irregolari, accertando complessivamente indebite percezioni per un importo totale di oltre un milione e 174mila euro».
E 630mila euro sono i pagamenti che la finanza ha interrotto e non saranno erogati. Oltre un milione i fondi percepiti illecitamente che sono finiti nella casse di uomini e donne che nel momento della compilazione della domanda per ottenere il beneficio di stato hanno omesso e negato diversi requisiti. «I beneficiari - affermano ancora i finanzieri - dichiaravano falsamente il possesso dei requisiti previsti dalla normativa in vigore omettendo informazioni obbligatorie in materia di redditi e patrimoni ovvero attestando di essere residenti nel territorio italiano da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due in maniera continuativa dal momento della presentazione della domanda e per tutto il periodo di erogazione».
I controlli incrociati della guardia di finanza hanno scoperto che la maggior parte delle irregolarità derivavano dal lavoro in nero.
I 165 indagati, oltre ad essere stati denunciati all’autorità giudiziaria di Viterbo e Civitavecchia, sono stati segnalati all’Inps per la restituzione delle somme indebitamente percepite oltre che per l’interruzione delle erogazioni in corso.