"Furbetti dell'Inps", il processo si chiude con la prescrizione

Tribunale di Viterbo
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Venerdì 26 Febbraio 2021, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 11:02

«Non doversi procedere per intervenuta prescrizione». La sentenza, tombale, è arrivata puntuale. Il processo scaturito dall’inchiesta di finanza e Procura sui furbetti dell’Inps è ufficialmente chiuso. Il giudice Giacomo Autizi ieri mattina ha emesso sentenza di prescrizione e tra 90 giorni arriveranno le motivazioni. 

L’inchiesta nasce nel 2013, quando la Guardia di finanza di Viterbo riceve segnalazioni su alcune pratiche poco cristalline eseguite negli uffici dell’Inps. Tramite indagini e intercettazioni la Procura, titolare dell’inchiesta la sostituto procuratore Paola Conti, porta alla luce quello che definisce un “sistema clientelare”. E finiscono sul registro degli indagati anche noti personaggi viterbesi. 

Il rinvio a giudizio porta alla sbarra15 persone. Le accuse sono di truffa e falso: Mauro Patrignani, Giuseppina Sala, Massimo Mecarini e Rita Tinnirello come dipendenti Inps, l’ex sindaco di Ronciglione Massimo Sangiorgi, l’ex consigliere regionale del Pd Giuseppe Parroncini e ancora Rossella Pari, Alfredo Brizi, Manlio Padovan, Tiziana Giorgi, Andrea Filoscia (reato estinto per morte), Renato Geri, Sandro Moscetti, Loretta Chiarapini e Cosimo Raona (quest’ultimo come utenti che avrebbero approfittato del “sistema”).

Secondo l’accusa, i dipendenti dell’Inps avrebbero sbrigato pratiche relative a pensionamenti e non solo a prezzi di favore a personaggi importanti.

I favori comminati sarebbero costati, sempre secondo i magistrati della Procura di Viterbo,  alle casse dello Stato 560mila euro. 

Il meccanismo utilizzato si sarebbe basato tutto sulle date con cui venivano registrati i documenti dei richiedenti, perché – secondo la Procura – più le pratiche richieste erano vecchie meno l’utente pagava. E i richiedenti riuscivano a risparmiare diverse decine di migliaia di euro sul conto finale. 

Inizialmente gli indagati erano 19, per quattro è stata richiesta e ottenuta l’archiviazione in fase preliminare. Di tutto questo però non sarà accertato niente. Il processo è nato già morto. Il 14 maggio scorso, quando si è aperta la prima udienza del dibattimento, era già chiaro a tutti che i tempi per la prescrizione erano alle porte. La pandemia ha fatto il resto.

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