Il Tar annulla il vincolo posto dal Ministero, a Canino riaperta la strada al fotovoltaico

Il Tar annulla il vincolo posto dal Ministero, a Canino riaperta la strada al fotovoltaico
di Simone Lupino
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Sabato 30 Luglio 2022, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 16:28

Era stato uno dei pochi casi in cui un progetto di parco fotovoltaico in provincia di Viterbo non aveva ottenuto il via libera della conferenza dei servizi e di conseguenza l’autorizzazione regionale. Durante la procedura di Via, infatti, a seguito di una proposta partita dalla Soprintendenza, sull’area interessata alla installazione dei pannelli erano scattati i vincoli del Ministero della Cultura (decreto del 22 settembre 2021).

Ma adesso tutto l’iter andrà ripetuto da capo: con una sentenza emessa lo scorso 19 luglio il Tar ha accolto il ricorso della società proponente e ha annullato sia il provvedimento del Mic (per cui ora quell’area è da ritenersi libera da qualsiasi forma di tutela da parte dei Beni culturali) sia gli atti che da quello erano discesi.

Il progetto in questione prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico di una potenza picco pari a 139,56 megawatt nel comune di Canino (località Sugherella). I terreni interessati ricadono all’interno di una proprietà più ampia che appartiene allo Smom (Sovrano militare ordine di Malta), dove è presente anche una azienda agricola. “Il 6 agosto 2020 – si legge nella sentenza del Tar che ricostruisce la vicenda – la ricorrente Atlante srl ha stipulato con lo Smom un contratto preliminare per la concessione del diritto di superficie e servitù sull’area, per una estensione di circa 200 ettari (168 la superficie di progetto, ndr), al fine di realizzarvi un impianto di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. Atlante ha di conseguenza avviato il procedimento per conseguire l’autorizzazione unica regionale”.

Come forse qualcuno ricorderà, del progetto se ne era già parlato tempo addietro quando il sindacato Fai Cisl Lazio diramò una nota in cui esprimeva preoccupazione per il futuro lavorativo di alcuni operai impiegati nell’azienda agricola.

Ma all’interno della tenuta è presente anche una antica precettoria, ossia la chiesa di San Giovanni Battista e altre strutture ad essa collegate realizzate in tempi più recenti, per tutelare le quali è intervenuta la Soprintendenza.

“Queste strutture – dice la relazione alla base del decreto del Mic - documentano infatti le peculiari dinamiche insediative costruttive medievali degli ordini ospitalieri nelle aree della Tuscia laziale e, allo stesso tempo, le particolari mutazioni storiche del sistema agrario e delle relative tipologie edilizie avvicendatesi in questa parte della Maremma nella prima metà del secolo scorso”. Ma cosa c’entra tutto ciò con l’impianto fotovoltaico? Il vincolo reca stingenti divieti per l’area prospiciente la precettoria, tra cui quello edificare se non “per volumi tecnici annessi funzionali alle attività agricole e pascolative”. Per cui le due cose non sono evidentemente incompatibili.

Accogliendo, invece, alcune censure mosse da Atlante, il Tar ha sentenziato che il decreto del Mic “è incorso nel contestato deficit di motivazione, tanto per il verso della omogeneità delle parti del compendio raggiunte dal vincolo diretto, tanto per quello del particolare interesse storico e artistico dei beni vincolati. Ne consegue l’annullamento del dm impugnato”. Per cui andrà ripetuto tutto il procedimento, partendo dal presupposto che il vincolo ora non c’è più.
Nei giorni scorsi la società Atlante ha già inviato una lettera all’Area di Valutazione impatto ambientale della Regione Lazio chiedendo “che sia data esecuzione a quanto disposto dalla sentenza, e pertanto, sia tempestivamente riavviato il procedimento”.

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