Gli agricoltori bloccano Orte
«Mercoledì tutti a Roma»

Gli agricoltori bloccano Orte «Mercoledì tutti a Roma»
di Massimo Luziatelli e Alessia Marani
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Sabato 14 Dicembre 2013, 14:08 - Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 11:54

VITERBO - All’ora stabilita una parte dei trattori che da luned stazionano davanti al casello dell’A1, a Orte, hanno acceso i motori e hanno iniziato il giro della grande rotatoria. Ed stato il caos.

All’improvviso si sono formati ingorghi sia in entrata che in uscita dall’autostrada del Sole che per i mezzi diretti a Terni e Viterbo. Un giro della grossa rotatoria lento, interminabile. Ogni ora circa, col permesso delle forze dell’ordine che presidiano lo snodo in maniera massiccia. Interminabile soprattutto per i numerosi automobilisti e camionisti di volta in volta costretti ad aspettare che la situazione ritornasse alla normalità per riprendere il loro percorso.

Eppure nella gran maggioranza solidali coi Forconi viterbesi (e qualche umbro) che aderiscono al “Movimento 9 dicembre” che hanno deciso di scendere in strada per gridare tutta la loro rabbia contro il Governo e le politiche italiane colpevoli di avere messo in ginocchio l’economia. Ne sono convinti gli agricoltori e allevatori della Tuscia che dalle 8 alle 20 presidiano l’uscita della A1.

A coordinarli è Roberto Mazzilli, 51 anni, proprietario di un’azienda zootecnica a Orte: «Qui non ci sono sindacati e partiti. Ci siamo noi agricoltori e i cittadini che non ce la fanno più ad andare avanti». Oggi si replica, domani stop. Poi ancora in strada lunedì e martedì, «quindi mercoledì tutti a Roma con gli altri coordinamenti nazionali».

«All’inizio eravamo appena 8 manifestati e ben 19 agenti delle forze dell’ordine - dice Mazzilli -. Siamo cresciuti. A noi si sono uniti altri agricoltori, artigiani, studenti, disoccupati. Obiettivo? Essere ascoltati e ricevuti a Roma per dire la nostra». Quelli di Orte, che Forconi in senso stretto non sono, ma il cui movimento segue la scia segnata da Mariano Ferro & Co., vogliono fatti concreti. «La crisi ha radici lontane - continua Mazzilli - ma da tre anni si è inasprita al punto che alcuni imprenditori si sono tolti la vita. È inaccettabile. Subiamo una concorrenza sleale, come possiamo competere con chi produce mais, latte ecc. dall’estero senza avere l’obbligo di rispettare le nostre regole? Chiediamo almeno che la provenienza delle materie prime e dove avviene la loro trasformazione siano indicate». Al centro della rotatoria un enorme braciere continua a cuocere salsicce che vengono offerte con panino anche agli automobilisti.

«Non ho mai partecipato a manifestazioni - conclude Mazzilli - è stata un’idea spontanea, lo faccio anche per il futuro dei miei figli. In tanti stanno dalla nostra parte: c’è chi addirittura insiste per lasciarci i soldi per prendere i caffè; un signore voleva darmi 50 euro. In questo Paese serve una risposta alle nostre azioni». Dall’alto di un pilone penzola un fantoccio impiccato. Sotto lo striscione: basta suicidi.

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