Fiera, addio anche al Poggino. L'Anva: «Avevamo ragione. In centro bastavano green pass e controlli»

Fiera, addio anche al Poggino. L'Anva: «Avevamo ragione. In centro bastavano green pass e controlli»
di Massimo Chiaravalli
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Sabato 28 Agosto 2021, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 19:35

«Mi vedo costretto a mettere da parte anche la soluzione alternativa individuata al Poggino». Fiera di Santa Rosa, addio: dopo aver annunciato l’ipotesi, il sindaco Giovanni Arena fa marcia indietro. E l’Anva Confesercenti, come conferma il presidente del coordinamento provinciale, Alessandro Gregori, non la prende benissimo: «Evidentemente si è reso conto che era una scelta scellerata. Ci ha dato ragione: non è stato in grado di organizzare, quando altri Comuni anche più grandi l’hanno fatta nei centri storici con green pass e controlli a campione».

Ipotesi troppo costosa e impraticabile: queste le motivazioni addotte dal sindaco, dopo un confronto con i dirigenti dei settori sviluppo economico, lavori pubblici, polizia locale e ambiente, cui aveva chiesto un sopralluogo. Il Poggino era «una soluzione ritenuta valida per quanto riguarda la collocazione dei circa 330 operatori – dice Arena –per la gestione del flusso degli utenti e per il rispetto delle vigenti disposizioni sanitarie anti Covid. Si sarebbero però resi necessari e indispensabili una serie di interventi, per un costo compreso tra i 40 e i 50mila euro. Costi di adeguamento per l'organizzazione dell'evento».

Il sindaco li elenca uno a uno. E molti sono quelli che Gregori aveva indicato a Il Messaggero. «Parliamo di numerazione dei posteggi, del livellamento delle parti non asfaltate, della revisione della viabilità e dei parcheggi, della cartellonistica informativa, della redazione del piano di emergenza – continua Arena - comprensivo di spese per gli impianti di sicurezza pubblica e sanitaria e molto altro».

L’esponente dell’Anva aveva aggiunto anche i tempi, ormai troppo stretti, la mancanza di servizi e il danno per le attività commerciali del centro storico, in caso di delocalizzazione «E’ molto negativo che qui la fiera non si faccia – spiega Gregori – quando in altre città anche più grandi sono state fatte e si faranno.

Come ad Arezzo, Pesaro, Abbadia San Salvatore, Terranova Bracciolini, Fano o Sinigallia: centii simili a Viterbo si sono organizzati con le dovute misure di sicurezza, green pass e controlli a campione. E hanno funzionato benissimo». Qui è andata malissimo. «Non sono stati in grado di organizzare: il sindaco mette ancora in difficoltà una categoria, quella dei fieristi ambulanti, che ha sofferto molto. Da parte di Anva c’è profondo rammarico per come sono andate le cose, l’amministrazione si è dimostrata insensibile nei nostri confronti».

Per Arena non sarebbe stato possibile assecondare i desiderata della categoria. «Tutti avremmo preferito la tradizionale fiera nel centro storico – commenta - ma sarebbe stato impossibile controllare e gestire in sicurezza l'accesso e la permanenza delle tante persone nelle molte vie interessate dalla fiera, e garantire il contingentamento del numero totale di utenti che contemporaneamente sarebbero stati presenti all’interno dell’area. Ancor di più considerando che quest'anno il 4 settembre sarà di sabato». Gregori invece la vede in maniera opposta. «Non si può programmare un evento come questo dieci giorni prima, purtroppo avevamo ragione. Al contrario di altri Comuni, non sono stati in grado di garantire lo svolgimento della fiera. E la Macchina di Santa Rosa non c’entra niente: con green pass e controlli a campione si poteva svolgere regolarmente come fanno altri».

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