Feto nel cassonetto, la Corte d’Appello condanna l’infermiere accusato di aver aiutato la madre a sbarazzarsi del feto a 5 anni e mezzo di carcere. Riducendo di due anni la condanna comminata dalla Corte d’Assise di Viterbo. Graziano Rappuoli, che in primo grado era stato condannato per feticidio a 7 anni e 3 mesi di carcere, ieri mattina si è visto riformare l’intera sentenza dal secondo grado di giudizio.
La Corte d’Assise d’Appello lo ha assolto per il reato di occultamento di cadavere e dall’esercizio abusivo della professione (questo per intervenuta prescrizione), gli ha concesso le attenuanti generiche e condannato per il reato di feticidio. L’infermiere a maggio 2013 procurò una ricetta medica ad Alina Ambrus, ballerina romena di night, che voleva abortire. La donna era incinta di 7 mesi e non voleva portare avanti la gravidanza. Grazie alla prescrizione del farmaco abortivo l’ex ballerina la notte tra il 2 e il 3 maggio di 8 anni fa partorì nel bagno di casa. Ma il farmaco non le indusse solo il parto, subito dopo arrivarono emorragie fortissime.
Disperata chiamò l’amico infermiere chiedendo un passaggio per l’ospedale.
«Sono state accolte molte delle censure mosse sulla sentenza da questa difesa - ha sottolineato l’avvocato Samuele De Santis -. E abbiamo ottenuto una sensibile riduzione della pena, rimaniamo convinti del principio di diritto che abbiamo portato avanti per 10 anni e ora vogliamo portare tutto in Cassazione. La Suprema Corte dovrà spendere parole importanti su un caso che è diventato un punto importante di riferimento per giurisprudenza».