Estorsione aggravata dal metodo mafioso, la Cassazione rigetta il ricorso e conferma la sentenza di condanna. Ieri la Suprema Corte ha sciolto la riserva sulla vicenda dei tre albanesi ventenni che sarebbe stati assoldati dai Rebeshi per estorcere denaro a due imprenditori viterbesi che avevano fatto affari col capo di mafia Viterbese.
La vicenda per cui sono finiti dietro le sbarre i tre ragazzi albanesi nasce subito dopo l’operazione Erostrato, dei carabinieri del Nucleo investigativo di Viterbo, che porta in manette il sodalizio mafioso capeggiato da Ismail Rebeshi e Giuseppe Trovato. Mentre i boss sono ristretti in carcere qualcosa continua ad accadere. Due imprenditori vengono “avvicinati” da David Rebeshi, in cella per questa vicenda, e dai suoi tre scagnozzi e chiedono soldi. Una delle vittime si sarebbe rivolta alle forze dell’ordine affermando di essere sotto scacco di un gruppo di albanesi. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti gli indagati avrebbero chiesto in maniera pensante da un imprenditore 4.000 euro e dall’altro 5mila.
Entrambe le richieste avevano un comune denominatore: un fantomatico debito con Ismail Rebeshi.
Il boss di mafia viterbese è stato completamente assolto mentre il fratello David condannato per la sola estorsione senza l’aggravante del metodo mafioso. La stessa che per i tre imputati è stata confermata fino al terzo grado di giudizio.