Ergastolo al papà assassino, lo zio di Matias: «Ora è finita»

Corte d'Assise
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Sabato 9 Luglio 2022, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 19:37

Fine pena mai. Mirko Tomkow, condannato all’ergastolo per l’omicidio del figlio Matias, non uscirà più dal carcere. La sentenza della Corte d’Assise di Viterbo è pesante e perentoria. Il 45enne polacco, che il 16 novembre scorso ha soffocato e accoltellato il bimbo di 10 anni a Vetralla, è stato condannato per omicidio premeditato aggravato da futili motivi e dalla minore età del figlio. Esclusa solo la crudeltà, che era stata richiesta dalla pm Paola Conti proprio per le modalità con cui era stato compiuto l’assassinio. Tomkow è in aula alla lettura del dispositivo. Si alza davanti alla Corte ma non un’emozione traspare sul suo viso. E fermo, immobile. Non serra i pugni, non chiude gli occhi. I suoi avvocati, Sabina Fiorentini e Paolo Grazini, che avevano chiesto di condannarlo per il solo omicidio colposo entrano nell’acquario per spiegare cosa è appena accaduto.

«Tomkw ha agito come un primitivo - ha affermato l'avvocato Grazini - senza un motivo apparente. Non voleva ucciderlo, altrimenti lo avrebbe fatto subito. Voleva solo che il bambino smettesse di gridare. Per questo riteniamo che l'omicidio sia solamente colposo e non doloso».

Scoppia invece in pianto lo zio Ubaldo Marcelli. L’uomo che come un padre è stato accanto a Matias. Piange e abbraccia l’avvocato di parte civile Michele Ranucci. Dice piano: «Ora è finita». Poi senza far alcun rumore esce dall’aula. «Una sentenza giusta - ha affermato l’avvocato Ranucci - che rispecchia quanto accaduto. Siamo sollevati, in questi casi non si è mai soddisfatti. Di certo questa sentenza non ci ridarà Matias, un bambino di 10 anni, amato dalla madre e dagli zii che lo hanno cresciuto come un figlio».

La giornata di ieri è iniziata con la minuziosa ricostruzione e analisi della tragedia della pm Paola Conti.

Una ricostruzione che ha portato la sostituta procuratore a chiedere con fermezza l’ergastolo per un omicidio premeditato e pianificato fin dal principio. «Tomkow - ha affermato - si è servito del figlio come strumento di vendetta nei confronti della compagna. Aveva già pianificato ed elaborato il piano d’azione. Fin dalla mattina in cui è uscito dal covid hotel dove era stata ricoverato per positività».

La pm durante la requisitoria legge in aula anche la deposizione della mamma. Parole lasciate ai carabinieri il giorno della tragedia. Pochi minuti dopo aver scoperto il cadavere del figlio. «Stavo tornando a casa dopo il lavoro per far fare i compiti a Matias, lo chiamavo e non rispondeva al telefono. Sulle scale ho trovato lo zio Marcello che bussava e nessuno apriva. E ho capito. Lo aveva preso lui per fare del male a me». Mamma Mariola non era in aula nemmeno ieri mattina. Non è riuscita, e forse non ci riuscirà mai, a superare il dolore. Non riesce a guardare l’uomo che gli ha strappato via per sempre il figlio tanto amato.

La Corte d’Assise durante la sentenza non ha solamente condannato Tomkow all’ergastolo ma anche all’isolamento diurno per un anno. Previste per le parti civili anche cospicue provvisionali. Alla mamma duecentomila euro, agli zii centomila a testa, più il risarcimento che sarà definito in sede civile. Il 45enne perde la casa e l’auto che saranno messe in vendita.

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