Emergenza pediatri, fumata nera in Regione: "No agli specializzandi, sì all'aumento dei pazienti"

Emergenza pediatri, fumata nera in Regione: "No agli specializzandi, sì all'aumento dei pazienti"
di Federica Lupino
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Venerdì 13 Maggio 2022, 06:50

“Purtroppo, la riunione si è chiusa con un nulla di fatto. L’unica via d’uscita per tamponare l’emergenza al momento va trovata a livello locale”. Fumata nera all'incontro di ieri mattina con la Regione Lazio per districare il bandolo della matassa rappresentato dalla carenza di pediatri in provincia, soprattutto per l’impossibilità di sostituire chi va in pensione. A raccontarlo è Paolo Giampietro, presidente della Fimp, la Federazione italiani medici pediatri della provincia.

Dottore, come è andata?

“Vorrei fare una premessa per onestà intellettuale: sinora l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, si è sempre dimostrato disponibile e pronto a risolvere i problemi. Ne abbiamo avuto prova anche durante la pandemia”.

E allora dov’è che la macchina di inceppa?

“Quando la palla passa alla parte amministrativa c’è la tendenza a prendere tempo, la burocrazia frena l’adozione di soluzioni che eppure altrove sono state adottate. La prima possibilità che come sindacato abbiamo prospettato è quella di ricorrere agli specializzandi del quarto o quinto anno per gli incarichi provvisori. Lo fanno in Toscana, in Piemonte e in Emilia Romagna. Ma non solo: anche a Belcolle o in altri ospedali di Roma sono stati assunti”.

E allora perché non farlo anche nel Viterbese?

“Hanno preso tempo, dicendo che si sarebbero informati presso le Università. Dovremmo aggiornarci tra dieci giorni, ma non mi sono sembrati molto disponibili”.

Altre alternative?

“La verità è che ci sono piccoli pazienti rimasti senza assistenza nella Tuscia. Penso al caso di Acquapendente.

La soluzione va trovata subito. Noi della Fimp abbiamo proposte altre due strade: ricorrere a qualche pensionato che rientri in servizio dopo i 70 anni, ma al momento non c’è nulla di concreto. Di fatto, resta la terza via, l’unica percorribile da subito perché è la Asl che può deliberare in merito: aumentare i massimali, portandoli dai canoni 600 fino a mille. Questa è la strada che verrà adottata ad Acquapendente, per sopperire alla carenza del pediatra, in attesa di una assegnazione definitiva”.

Cosa significa nel concreto per gli utenti?

“Che dovranno spostarsi, mentre per i pediatri limitrofi aumenterà il carico di lavoro. Non una soluzione ideale, quindi. Basti considerare che nello stesso distretto di Acquapendente ricade Tarquinia”.

Così un bambino di Acquapendente potrebbe doversi rivolgere a un pediatra distante quasi 70 chilometri?

“Potenzialmente sì. Per questo meglio sarebbe inserire gli specializzandi. Perché negli ospedali si possono utilizzare e sul territorio no?”

E la situazione a Viterbo, dove di fatto risultano disponibili tre pediatri tra cui scegliere ma uno solo in città?

“È lo stesso problema di Acquapendente. Ed è difficile da risolvere perché dipende dal regolamento originario: i pediatri vengono assegnati all’interno del distretto, uno per ogni 600 bambini. E nel distretto del capoluogo ci sono tanti comuni, Soriano nel Cimino e Orte compresi. Siamo consapevoli dei disagi che questo provoca ai pazienti e alle famiglie. Del resto, quella Fimp è un sindacato particolare: rappresentiamo anche i piccoli e i loro genitori, non solo i colleghi". 

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