«Con questa legge elettorale, sciagurata, conta solo scegliere il partito. Non ci sono preferenze da scrivere e per questo sto girando in lungo e in largo il Viterbese: non sono candidato qui, ma questo è il mio territorio e sto ricordando a tutti di barrare il simbolo del Pd perché i seggi si assegnano in base alla percentuale nazionale». Enrico Panunzi, consigliere regionale e “riferimento” dei dem nella Tuscia, corre per un seggio alla Camera dei deputati nel proporzionale, candidato nel collegio Lazio 1 (7 municipi di Roma e Fiumicino e Pomezia).
«La mia candidatura è stata un po’ complicata - ricorda Panunzi - e confesso che avrei anche potuto dire no, dopo l’esclusione decisa dalla segreteria nazionale. Gli oltre seicento messaggi ricevuti, a partire da quelli dei sindaci del Viterbese, erano per me più che sufficienti per chiudere la storia». La sollevazione dei dem nell’Alto Lazio, e i guai del partito nel Frusinate, hanno rimesso l’ex sindaco di Canepina in corsa per le elezioni nazionali.
«C’è molto da fare, di fronte a collegi ridisegnati senza criterio e a candidature che, comunque finisca ai seggi, finiranno per penalizzare la rappresentanza dei territori.
Il riferimento non è soltanto a rappresentanti dello schieramento di centrodestra.
«L’astensione fa paura e la campagna elettorale fatta di slogan e proclami - rileva - è deprimente. C’è chi promette interventi e misure che costeranno decine di milioni di euro, irrealizzabili, e chi vuol governare ispirandosi a Orban. Dopo che abbiamo perso una persona e un amministratore serio come Draghi dobbiamo tentare di rappresentare, almeno noi, l’Italia migliore».