Un'autocritica da cui ripartire per recuperare lo strappo coi viterbesi.
Bernini, alle politiche avevate superato il 31%. Alle comunali siete scesi al 6. Una disfatta?
«Non possiamo confrontare le amministrative con le nazionali. Semmai, va fatto un raffronto con lo storico del 2008, quando avevamo preso il 2%. Quindi, abbiamo più che raddoppiato».
Ma nel 2008 il movimento era nella sua fase embrionale. Avete perso il 25% in quattro mesi. Perché?
«A livello comunale non siamo riusciti a farci conoscere. Gli altri candidati hanno un rapporto col territorio più radicato. Inoltre, penso che tra gli altri c'erano persone che avevano molto tempo da dedicare alla campagna elettorale. Noi non siamo professionisti della politica e abbiamo continuato a fare altri lavori».
Non avete fatto abbastanza?
«Ci siamo spesi tantissimo, abbiamo organizzato eventi, fatto banchetti, incontrato persone. Forse potevano fare uno sforzo ulteriore».
E i contenuti? Siete stati abbastanza incisivi?
«Gli argomenti portati avanti erano di preminente importanza: arsenico, raccolta differenziata, termalismo. Magari non siamo stati così bravi da pubblicizzare i nostri punti del programma. Abbiamo forse sbagliato i tempi».
Quindi farete l'analisi politica della sconfitta?
«Certo. A Roma a livello nazionale, per il locale a Viterbo».
Quale sarà la parola d'ordine del vostro consigliere?
«La trasparenza. Dal Cev a come vengono spesi i soldi pubblici, ci batteremo per quella. E porteremo avanti i temi della campagna elettorale per risolvere i problemi, non per apparire. Il ballottaggio? Confermo quello che ha detto De Dominicis: non daremo indicazioni. Michelini e Marini sono espressione del vecchio modo di fare politica».
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