La Procura di Roma chiede l'archiviazione: «Ecco perché Manca non fu ucciso dalla mafia»

La mamma di Attilio Manca e Antonio Ingroia, legale della famiglia
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 28 Marzo 2018, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 17:21
Il caso Manca è chiuso? La Procura di Roma non ha dubbi: «Non è dimostrabile che Attilio Manca curò Bernardo Provenzano». La magistratura romana chiede di archiviare, dopo una lunga e articolata inchiesta, l'ipotesi che l'urologo di Barcellona Pozzo di Gotto morto a Viterbo 14 anni fa - per la giustizia a causa di una overdose - possa in qualche modo aver curato il boss della mafia nella latitanza. E per questo, sostengono i familiari, ucciso.

Le motivazioni, che non arriveranno prima del mese prossimo, sono tutte racchiuse nelle parole non dimostrabili. Ovvero, a supporto della tesi dei familiari di Manca non intervengono fatti concreti. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo, nell'indagine condotta su Bernardo Provenzano, ha ricostruito nei minimi dettagli i viaggi fatti dal boss della mafia tra Palermo e Marsiglia in occasione dei due ricoveri. Provenzano a luglio e ottobre del 2003, per ben due volte, si recò nel sud della Francia per curare il cancro alla prostata. La prima volta per sottoporsi a una biopsia, la seconda per l'operazione alla prostata e al gomito.

Gli inquirenti siciliani identificarono tutti gli accompagnatori e individuarono tutte le utenze telefoniche utilizzate durante gli spostamenti del latitante, tracciando nel dettaglio gli itinerari seguiti durante i trasferimenti. Non solo, esaminarono anche tutti i tabulati telefonici delle utenze utilizzate dai complici. «Dall'analisi di tali atti scrive nella relazione la Dda di Palermo - emerge che le utenze non hanno mai agganciato le celle telefoniche della città di Viterbo. Risulta agganciata solamente la cella di Orte, il primo ottobre alle 16.30 per circa 20 secondi, verosimilmente transitando sull'A1. Non risulta che le utenze monitorate hanno mai contattato il numero all'epoca in uso ad Attilio Manca». E poi la precisazione: «In nessuno degli atti emergono riferimenti a Manca».

Tanto più che l'urologo di Barcellona Pozzo di Gotto, secondo le registrazioni della Asl di Viterbo, nei giorni dell'operazione di Provenzano in Francia, era regolarmente in servizio presso l'ospedale di Belcolle. E dall'esame sugli estratti conto non risultavano movimenti sospetti, prelievi o addebiti che potessero far pensare a spostamenti. Caso chiuso, quindi? Per la Procura di Viterbo e Roma, sicuramente sì. Per il tribunale di Viterbo è già stata condannata Monica Mileti, per aver ceduto eroina ad Attilio Manca.

Il castello di ipotesi, sostenute dai genitori di Attilio e dai legali Antonio Ingroia e Fabio Repici, però va da tutt'altra parte. Ma tutti i punti sostenuti, gli stessi che farebbero convergere sulla tesi che l'urologo sia stato ucciso dai sicari di Provenzano, cadono davanti alle prove e agli accertamenti eseguiti da diverse procure.
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