Il 13 febbraio 2014 un'anziana signora di Tuscania venne trovata priva di conoscenza nella sua abitazione dalla figlia. Secondo quanto raccontato ai carabinieri qualche ora prima di perdere la conoscenza era stata aiutata da due donne, una mora e una bionda, a portare le borse della spesa a casa. Per sdebitarsi avrebbe offerto un caffè alla coppia di donne. Caffè che però sarebbe stato avvelenato, probabilmente con un sonnifero.
«Era talmente cattivo disse la donna nell'udienza precedente - che ho commentato: Che c'è il veleno?». Al risveglio, con la casa ormai svaligiata, la donna fu portata in pronto soccorso in stato confusionale e con un vistoso livido in faccia. «La mattina dopo - ha continuato il militare - arrivammo a casa sua per cercare degli indizi. Nell'abitazione non trovammo impronte. Le tazzine erano state lavate. Visionammo allora le telecamere e vedemmo una Panda blu che nelle ore del presunto delitto circolava nella zona». La pista della Panda blu portò i carabinieri prima a Marta e poi a Civitavecchia. «Siamo arrivati all'odierna imputata ha spiegato il maresciallo - restringendo sempre di più il campo. Abbiamo utilizzato il metodo del web investigation. E alla fine abbiamo sottoposto un fascicolo fotografico alla vittima. E lei con sicurezza ci ha indicato la quarentenne di Civitavecchia».
La donna, seduta al banco degli imputati, ha però respinto tutte le accuse. «Io questa signora proprio non la conosco, non l'ho mai vista e sono disposta anche a farmi prendere le impronte ha affermato l'imputata -. Io a Marta o a Tuscania non ci sono mai venuta. Vivo a Civitavecchia da sempre dove mi occupo di mia nonna e non so come la signora possa avermi riconosciuta».
Maria Letizia Riganelli
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