Droga e furti, la mappa del malaffare nella Tuscia secondo la Dia

I vigili del fuoco intervengono per un incendio doloso
di Maria Letizia Riganelli
2 Minuti di Lettura
Domenica 26 Luglio 2020, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 10:20
Non solo mafia. Nella relazione della Dia non si parla solo di crimine organizzato. La fotografia scattata alla Tuscia ha anche molti altri aspetti degni dell'interessare della direzione investigativa antimafia. Tra questi spiccano gli affari di alcuni gruppi.
«Nel territorio della provincia di Viterbo - spiegano gli investigatori - risultano attivi altri piccoli gruppi criminali dediti alla commissione di reati comuni (quali lo spaccio di stupefacenti ad opera sodalizi autoctoni, di albanesi, marocchini, nigeriani e senegalesi) e di reati contro il patrimonio, quali furti in abitazioni isolate e presso esercizi commerciali, commessi da romeni ed albanesi. Lo sfruttamento della prostituzione risulta appannaggio di organizzazioni nigeriane, romene ed albanesi, che costringono al meretricio su strada giovani connazionali».
A meritare menzione anche lo sfruttamento del lavoro. Nell'ultimo periodo i carabinieri del Nil hanno portato alla luce diverse situazione di caporalato denunciando molti imprenditori che lucravano sul lavoro di operai sfruttati e sottopagati. «Nel territorio - conclude la relazione - permane lo sfruttamento della mano d'opera clandestina, in particolare durante i cicli di raccolta stagionale di nocciole e olive presso le aziende agricole locali, favorito dalla forte presenza di cittadini extracomunitari». Ma quando si fa menzione ai gruppi, non strettamente mafiosi, non si può tacere sulla criminalità albanese. L'operazione Erostrato come l'operazione Ermal e la più recente Underground hanno sottolineato come questi sodalizi criminali siano presenti nella Tuscia per affari legati principalmente al traffico di stupefacenti. Dall'Albania all'Italia per la marijuana e dall'Olanda all'Italia, passando dal Brennero per la cocaina
«La criminalità albanese, presente su gran parte del territorio nazionale, è tra i sodalizi - spiegata la Dia - di matrice etnica più complessi e articolati, in grado di esprimersi a diversi livelli. La disponibilità di armi e di risorse finanziarie, nonché di droga a prezzi concorrenziali, hanno inoltre - afferma la Dia - determinato una forte capacità della criminalità albanese di stabilire proficui rapporti con le organizzazioni mafiose autoctone, favoriti da obiettivi affaristici comuni e dall'assenza di conflittualità per il controllo del territorio. Come successo a Viterbo con l'associazione mafiosa tra albanesi e italiani stroncata dai carabinieri nell'operazione Erostrato».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA