"Anything to say?", per la prima volta in Italia l'opera di Dormino dedicata a Snowden, Assange e Manning

"Anything to say?", per la prima volta in Italia l'opera di Dormino dedicata a Snowden, Assange e Manning
di Massimo Chiaravalli
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Lunedì 4 Aprile 2016, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 11:54
Una scultura che sta facendo riflettere il mondo. “Anything to say?” l’ha creata un artista viterbese, Davide Dormino, e per la prima volta arriva in Italia: sarà a Perugia – in piazza IV Novembre – al festival internazionale del giornalismo dal 6 al 10 aprile. L’opera è un monumento al coraggio, perché guarda a tre personaggi che non hanno mai guardato in faccia a nessuno.

’installazione itinerante è infatti una scultura in bronzo che ritrae a grandezza naturale le figure di Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning, in piedi su tre sedie. E di fianco un’altra sedia, però vuota: è un invito a chi si trova nei paraggi a salirci sopra, prendendo posizione al fianco dei tre. Che sono uomini controversi poiché per scelta, e nel segno della libertà, hanno sfidato il potere e ne stanno pagando le conseguenze.

“Anything to say?”, un’opera che suona come una domanda: niente da dire? L’artista la descrive così: «Ho scelto di realizzare un monumento pubblico temporaneo – dice Dormino – una scultura virale, comprensibile e capace di esprimere un concetto: il coraggio di voler sapere». Come Assange, Snowden e Manning. «Si muove perché è il monumento di tutti, non di un credo politico o religioso, non di un paese solo. Il coraggio di uomini come loro – continua – è per tutti. La sedia ha un doppio significato, può essere comoda ma anche piedistallo per salire più in alto e cambiare il punto di vista».

Su quella sedia vuota sono già saliti in molti. La scultura ha viaggiato da Berlino (Alexanderplatz) a Dresda a Parigi – qui oggetto dei vandali che l’hanno deturpata, ma dove è salita anche l’attrice Catherine Deneuve – fino a Strasburgo. Adesso tocca all’Italia. Per avere anche qui qualcosa da dire. Dormino parteciperà anche alla discussione “Da Wikileaks a Snowden: proteggere le fonti nell’era della sorveglianza di massa”.
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