Doppio lavoro da un milione di euro, prof nei guai: dovrà risarcire lo Stato

Finanza
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 5 Maggio 2021, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 16:02

Doppio lavoro da un milione di euro, prof nei guai. Un docente universitario viterbese è stato denunciato dalla Guardia di finanza per aver intrapreso un altro lavoro senza la prevista autorizzazione. Le indagini, condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Viterbo, hanno consentito di ricostruire i compensi percepiti dal professore universitario, residente nella provincia di Viterbo, che dal 2010 al 2016 avrebbe percepito compensi non spettanti per circa un milione di euro, aggirando la normativa sul pubblico impiego.

Il docente, in violazione di quanto previsto dalla riforma Gelmini avrebbe eseguito attività libero professionali a favore di imprese e soggetti pubblici senza la prevista autorizzazione del proprio ateneo al quale era legato da un rapporto di “esclusiva”. 

«Al fine di garantire l’applicazione del principio costituzionale del buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione, la legge impone ai dipendenti pubblici – spiegano le fiamme gialle – l’obbligo di ottenere la preventiva autorizzazione dalla propria amministrazione di appartenenza per svolgere incarichi extraprofessionali rispetto alle mansioni per cui sono stati assunti.

Ciò consente alla pubblica amministrazione di valutare, da un lato l’eventuale sussistenza di motivi d’incompatibilità e dall’altro l’assenza di possibili cause di compromissione delle energie psico-fisiche necessarie allo svolgimento dell’attività lavorativa primaria».

Il prof sarà sottoposto a un procedimento disciplinare e all’iter per il recupero di tutti i compensi relativi agli incarichi extra istituzionali non autorizzati. Non solo, al termine delle investigazioni è stato notificato al docente un “invito a dedurre”, emesso dalla Procura della Corte dei Conti, con il quale gli è stato contestato un danno erariale per circa un milione di euro, di cui euro 697.558 ricondotti ad emolumenti per attività assolutamente incompatibili con lo status di dipendente pubblico ed 241.770 derivanti dal ricalcolo della retribuzione concessa, quale pubblico dipendente a tempo definito, anziché a tempo pieno.

«L’attività di polizia economico-finanziaria svolta - spiegano ancora le fiamme gialle - si colloca nel solco degli obiettivi strategici della guardia di finanza e testimonia il costante impegno nel contrastare la violazione delle norme che sanciscono il vincolo di esclusività dei pubblici impiegati nei confronti delle amministrazioni pubbliche di appartenenza».

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