Distretto per una nocciola “bio”, il primo sì è quello del Biodistretto della Via Amerina

Distretto per una nocciola “bio”, il primo sì è quello del Biodistretto della Via Amerina
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Sabato 8 Maggio 2021, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 17:20

Il Biodistretto della Via Amerina raccoglie la sfida lanciata dalla Coldiretti: «Ma questa è una scelta di grande impegno»

Il  Biodistretto della Via Amerina è pronto al dialogo con la Coldiretti viterbese sul progetto di realizzare nella Tuscia un distretto della nocciola sostenibile.L'idea lanciata ieri l'altro è stata accolta con soddisfazione dai rappresentanti dei tredici comuni del basso Viterbese e dei Monti Cimini, inseriti nel biodistretto, che restano comunque guardinghi di fronte all'apertura mostrata dall'organizzazione dei coltivatori. «Ora si tratta di evitare quel costume diffuso nel nostro paese ha detto il presidente Famiano Crucianelli - in virtù del quale le parole restano dei gusci vuoti e i fatti continuano alla maniera antica. La scelta autentica della sostenibilità è una scelta di grande impegno. Perché si tratta, con gradualità e intelligenza, di superare l'epoca della chimica di sintesi e dei fitofarmaci che, tanti danni hanno prodotto e producono all'ambiente e alla salute dei cittadini».

Secondo il Bio-distretto si tratta di mettere in pratica quello che la Commissione europea ha chiesto con la sua nuova strategia sulla sostenibilità: ovvero, triplicare la superficie delle campagne coltivate con sistemi biologici, ridurre del 50% dell'uso dei pesticidi e non compromettere la biodiversità.

«Se la Coldiretti intende procedere lungo questa strada, si potranno fare molte e interessanti cose insieme dice Crucianelli - e proprio per dare contenuto alla strategia della sostenibilità presenteremo, martedì prossimo alle ore 11 a Viterbo, il progetto sostenuto dalla Regione Lazio per cinque comuni dei monti Cimini (Vallerano, Vignanello e Canepina) e due della bassa Tuscia (Gallese e Corchiano) che ha al centro la riduzione dei pesticidi e lo sviluppo delle colture biologiche».

IL PROGETTO IN 5 COMUNI.

Si tratta di un progetto ambizioso al quale partecipano agricoltori, esperti, docenti universitari e nel quale «un ruolo fondamentale - spiega ancora Crucianelli - avranno i comuni.

Un progetto al quale ci auguriamo possano dare il loro contributo le diverse associazioni nel mondo agricolo e che, se andrà a buon fine, potrà essere un laboratorio, un utile esempio non solo per la nostra regione, ma anche per il mondo dell'agricoltura a livello nazionale»

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