Dipendenti pubblici assenti per la neve, la Uil: «Lo Stato li deve pagare lo stesso»

Dipendenti pubblici assenti per la neve, la Uil: «Lo Stato li deve pagare lo stesso»
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Venerdì 23 Marzo 2018, 16:04
Se nevica, l'assenza dei dipendenti la paga lo Stato. È la tesi sostenuta dalla segreteria generale della Corte dei conti (direzione amministrativa, non i giudici contabili) secondo la quale se i lavoratori non possono raggiungere il posto di lavoro per colpa della neve, come è accaduto lo scorso fine febbraio, la giornata persa va comunque retribuita.

Lo sottolinea Lamberto Mecorio, segretario generale della Uil Fpl di Viterbo, rammentando che di fronte a un'ordinanza di chiusura degli uffici la Corte dei conti  ha spiegato che questa “impedisce in modo oggettivo ed assoluto l'adempimento della prestazione, ossia l'espletamento dell'attività lavorativa, fermo restando l'obbligo datoriale di corrispondere la retribuzione nelle giornate indicate”. «Cosa che è avvenuta a Viterbo – dice Mecorio – a seguito di un’apposita ordinanza del Prefetto di chiusura di tutti gli uffici pubblici per tre giorni».

Se la tesi sostenuta dalla segreteria generale della Corte dei conti dovesse essere accolta dall’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni), cui la segreteria ha richiesto parere, «chiediamo – prosegue Mecorio – che lo stesso provvedimento sia adottato anche per i dipendenti della pubblica amministrazione della Tuscia, impossibilitati a raggiungere il posto di lavoro nel corso della nevicata. In tal caso il dipendente avrebbe tutto il diritto alla normale retribuzione della giornata e al riconoscimento della stessa a tutti gli effetti». 

Da qui l'invito della Uil ai dipendenti a presentare subito alla propria amministrazione apposita richiesta di riconoscimento della normale retribuzione giornaliera. «Infatti il problema – spiega Mecorio – è che i giorni in cui i dipendenti della pubblica amministrazione non hanno lavorato a causa della neve vengono considerati come giorni di ferie. E non è giusto, perché non è un’assenza dipesa dalla volontà del lavoratore». La segreteria della Corte dei conti, i cui dipendenti lo scorso 26 febbraio non hanno potuto raggiungere gli uffici a causa della nevicata, ha infatti chiesto all’Aran di condividere il proprio punto di vista.
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