«Dei bravi ragazzi». Richiedenti asilo assunti per la raccolta delle patate, la testimonianza del presidente del consorzio

Un migrante impiegato nella raccolta delle patate nel Viterbese
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Sabato 4 Agosto 2018, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 15:43

«La verità? Tutto nasce dall'esigenza di reperire manodopera, carente soprattutto in questo periodo dell'anno». Augusto Di Silvio è il presidente del Ccorav, il Consorzio cooperativo ortofrutticolo Alto Viterbese, tra i registi - insieme al responsabile della Ospita, Giulio Cuore, e a quella di Confcooperative, Bruna Rossetti - dell'operazione che ha portato 36 richiedenti asilo a essere impiegati nella raccolta delle patate tra Grotte Di Castro e San Lorenzo Nuovo. 

In passato, racconta, molti giovani del posto si facevano la cosiddetta "stagione" per guadagnare quanto bastava al fine di pagarsi le vacanze. «Erano spesso studenti italiani giovani e volenterosi che - testimonia Di Silvio - non volevano gravare sui bilanci familiari e così si finanziavano le ferie. Ora è tutto cambiato: sono in pochi quelli che accettano, ogni anno diventa sempre più difficile reperire operai per la raccolta». Raccolta che inizia tra metà e fine luglio per concludersi ad agosto. «Parecchi ci rispondono che se ne vanno in ferie e non accettano il lavoro», continua.

Ogni estate la stessa storia: nelle 200 aziende che compongono il consorzio, circa 120 coltivano anche le patate e parecchie erano in affanno perché il lavoro non lo vuole nessuno. «Non che siano tutti uguali, si intende. Nella mia azienda - assicura - ho anche due 19enni italiani e alcuni rumeni impiegati in questo periodo. Ma non bastano per coprire la domanda». E così un paio di soci del Ccorav l'ha buttata lì: perché non chiedere ai ragazzi dei centri di accoglienza straordinaria? Di Silvio è quindi andato a conoscerli: «Ho trovato giovani pronti a mettersi in gioco. Alcuni avevano già svolto qualche piccolo impiego e l'idea di lavorare nei campi l'hanno subito abbracciata». Ne è nato un passa parola di azienda in azienda che ha poi portato al risultato attuale: contratto integrativo provinciale degli operai agricoli per 36 di loro. 

Per ora, un mese di lavoro. In prospettiva, però, c'è dell'altro. «Non me lo sarei mai aspettato ma - conclude - i soci sono entusiasti di questi ragazzi che stanno dimostrando serietà e rispetto. Tanto che alcuni verranno richiamati per semina dei campi. Siamo felici di aver dato loro fiducia e un'occasione per integrarsi».

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