Dario Angeletti, pista passionale per l’omicidio del prof a Tarquinia. I pm hanno un indiziato

Dario Angeletti, pista passionale per l’omicidio del prof a Tarquinia. I pm hanno un indiziato
di Giorgio Renzetti e Maria Letizia Riganelli
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Dicembre 2021, 15:05 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 12:43

VITERBO - Un colpo alla testa, come un’esecuzione in piena regola. Il professore dell’Unitus Dario Angeletti è morto per mano di un killer che lo avrebbe atteso in un parcheggio pubblico vicino alle spiagge di Tarquinia. E qui, entrando dal lato passeggero nella sua auto, lo avrebbe freddato con un unico colpo. Il corpo del docente di Ecologia è stato trovato ancora seduto sul suo veicolo. Cintura di sicurezza allacciata e testa riversa sul volante, con un ampio foro vicino alla tempia sinistra.

La ricostruzione

Angeletti è stato ammazzato a pochi metri dal mare, in quel luogo che aveva scelto per vivere e lavorare.

Il docente si occupava dei problemi del mare, dei cetacei, di ecologia. Aveva uno studio non solo al dipartimento Deb dell’Università della Tuscia ma anche lì, nel parco delle Saline, a cui stava dedicando tutta la sua vita professionale. I carabinieri del nucleo investigativo di Viterbo e della compagnia di Tuscania, che stanno indagando sul caso, da martedì pomeriggio hanno iniziato a battere tutte le piste, senza lasciare niente al caso.

Dopo aver setacciato centimetro per centimetro l’area del parcheggio, dove sarebbero state rilevate tracce di pneumatici compatibili che un’auto partita in tutta fretta, hanno passato 5 ore a rintracciare possibili indizi per risalire all’identità del killer. Non solo: per tutta la giornata di ieri sono stati ascoltati familiari, amici e conoscenti. I carabinieri hanno iniziato dalle due sorelle del biologo, dalla moglie e dai figli per poi continuare con tutti i conoscenti e amici più intimi. Ascoltato anche l’uomo che martedì, alle 14,30, avrebbe lanciato l’allarme dopo aver trovato la macchina del prof nel parcheggio. Tutti si sono sottoposti alle domande degli inquirenti.

Interrogato ieri mattina anche un uomo, ritenuto persona informata sui fatti, che sarebbe stato prelevato a San Martino al Cimino, piccola frazione di Viterbo, in un appartamento del centro storico. L’uomo durante l’interrogatorio avrebbe avuto un malore, per cui è stato accompagnato all’ospedale di Belcolle. Al termine del primo giorno di indagini, coordinate dal pubblico ministero Alessandro Gentile della Procura di Civitavecchia, gli inquirenti hanno iniziato a escludere alcune piste: primo, il delitto non sarebbe maturato in ambito professionale. A escludere questo scenario sarebbero stati tutti i documenti rinvenuti negli uffici del professore. Si pensa, piuttosto, più a un movente passionale. E ci sarebbe già un sospettato.

L’Ateneo

Martedì pomeriggio i carabinieri del comando provinciale sono entrati prima nella sede distaccata dell’ateneo a Tarquinia e poi al Dipartimento di scienze biologiche (Deb), in zona Riello a Viterbo. Hanno raccolto documenti e prove sul lavoro che svolgeva il docente. Tutte prove che hanno portato all’esclusione di possibili coinvolgimenti in attività che avrebbero potuto far maturare un simile omicidio. Dalle ecomafie ai vaccini. Tutto depennato dagli inquirenti, che si stanno concentrando su altri scenari. Restano però in piedi tutte le altre e niente resta escluso. Compreso, appunto, il delitto passionale.

Dettagli utili sarebbero quelli arrivati dalle telecamere del parcheggio delle Saline, dove si è consumato l’agguato e l’omicidio. Le immagini non fornirebbero l’integrale scena del crimine, non si vedrebbe in sostanza la mano armata che spara alla vittima. Ci sarebbero però molti altri frammenti, come l’auto del killer che fugge a tutta velocità, probabilmente dopo l’omicidio. E altri piccoli indizi su cui, in queste ore, stanno lavorando gli investigatori e gli inquirenti. Tessere sparse per rimettere insieme il mosaico e dare un nome e un volto all’assassino.


Soluzione vicina?

Un lavoro meticoloso e senza sosta che già nelle prossime ore - questo traspare dalle pochissime parole degli investigatori - potrebbe portare a scrivere il primo nome sul registro degli indagati. La procura di Civitavecchia martedì pomeriggio ha infatti aperto un fascicolo per omicidio volontario, dopo aver abbandonato l’iniziale ipotesi del suicidio. Ipotesi durata pochissimo visto che non è mai stata trovata l’arma del delitto con cui è stato ucciso il biologo. Altri elementi per ricostruire la vicenda saranno forniti dal medico legale che, poche ore dopo la morte, ha eseguito l’esame della salma. Da questi rilievi si potrebbe arrivare a desumere il tipo di arma usata, compatibile col foro alla tempia e da quale distanza è stato sparato il colpo mortale.

Da capire resta soprattutto il movente. Chi e per quale ragione martedì 7 dicembre ha atteso la sua vittima in un parcheggio isolato e in inverno poco frequentato e poi si è accostato e con lucida freddezza e ha premuto il grilletto, lasciando un foro in testa a un uomo di 50 anni, che aveva dedicato tutta la sua vita al mare?

 

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