Vasche di raccolta per il recupero dell’acqua piovana, dal governo tutto tace e i lavori restano al palo. «Di progetti – spiega il presidente del Consorzio di bonifica del litorale Nord Niccolò Sacchetti – ne abbiamo diversi: senza soldi però possiamo fare poco». Quello più ambizioso dovrebbe sorgere sui territori dell’università agraria di Tarquinia: un sistema in grado, nelle intenzioni, di dare sollievo alle campagne davanti a possibili nuovi periodi siccitosi.
La necessità della creazione di cisterne, insieme ad un piano di interventi sulla rete contro la dispersione della risorsa idrica, è infatti diventata prioritaria dopo i lunghi mesi senza precipitazione che hanno caratterizzato inverno, primavera, e estate 2022 duranti i quali è stato toccato, sul litorale, il record negativo di appena 104 millimetri di pioggia in otto mesi. Una penuria d’acqua tale da intaccare le riserve sotterranee, mandare in crisi campagne e fiumi con la portata del Marta, principale fonte di approvvigionamento per i campi, arrivato fino a un picco del -60% a fine luglio.
Proprio a luglio, in piena emergenza, il presidente Sacchetti aveva chiesto e ottenuto un incontro con il sindaco di Tarquinia Alessandro Giulivi, il presidente (ora ex) dell’Università Agraria Sergio Borzacchi, della cooperativa Pantano Glauco Zannoli e di quella Ortofrutticola Alessandro Serafini e del direttore tecnico responsabile dell’irrigazione Mauro Rosatelli; obiettivo, creare una task force per arginare il problema.
Dagli incontri era uscita una volontà comune di affrontare la situazione, intenzioni per ora stoppata dall’attendismo del governo; «ora come ora possiamo solo aspettare – continua Sacchetti - contiamo che nei prossimi mesi qualcosa si muova». A mancare, oltre ai fondi, è però il tempo: negli ultimi anni l’apertura della stagione irrigua è stata infatti progressivamente anticipata, lo scorso anno i rubinetti si aprirono a fine febbraio.
Per ora la situazione è sotto controllo. Spiega Sacchetti: «Le piogge dei mesi scorsi hanno riportato la situazione ad uno stato di normalità, la sofferenza del Marta si è risolta», eppure c’è poco di cui stare tranquilli. La possibilità di nuova stagione secca, che lo scorso anno portò in alcune zone della Tuscia al razionamento dell’acqua, spaventa gli agricoltori.
A spingere sulla realizzazione di cisterne e invasi è anche Coldiretti. Nella sua ultima relazione sulla siccità in agricoltura l’associazione aveva acceso i riflettori sul dato della raccolta delle acque piovane, ferma all’11%. Un intervento necessario – spiegava l’associazione – anche per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare.
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