Da cave dismesse a discariche di rifiuti speciali, è allarme nel Viterbese

Da cave dismesse a discariche di rifiuti speciali, è allarme nel Viterbese
di Federica Lupino
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Giovedì 14 Aprile 2016, 17:02
Le cave della Tuscia fanno gola perché sono una miniera di soldi. Il motivo? «Bastano 90 giorni e una procedura semplificata per trasformarle in discarica. A Viterbo ce ne sono 700. Se non facciamo resistenza normativa ci sommergeranno e inquineranno le falde acquifere». Bengasi Battisti, il sindaco di Corchiano nonché presidente dei Comuni virtuosi, lancia l’allarme su una potenziale bomba ecologica sotto i piedi di tutti i viterbesi. E lo fa coadiuvato da Vanessa Ranieri, avvocato ambientalista e legale Wwf nel processo a carico di Manlio Cerroni. «Già due cave, una quella di pian di Lucciano a Civita Castellana, l’altra a Soriano nel Cimino, hanno richiesto - annuncia il legale - di smaltire scorie da combustione e residui da trivellazione. Rifiuti che nascono pericolosi e sono declassificati dalle aziende stesse».

La colpa è di un vuoto normativo per cui gli imprenditori che non rispettano l’obbligo di ripristinare la cava con materiale da riporto, in tre mesi possono ottenere dal Suap, il servizio dedicato dei Comuni, il via libera a interrare nelle cavità materiali di diverso tipo che loro stessi certificano non essere rischiosi. «Il pericolo è imminente perché la Provincia è in dismissione, tutto ricade sui piccoli Comuni dove il singolo dipendente non ha da solo la forza per opporsi», sottolinea Battisti. Ma lui come sindaco qualche strumento ce l’ha e l’ha usato: un’ordinanza di sequestro di una cava potenzialmente pericolosa e l’adozione nello strumento urbanistico di una clausola restrittiva per cui qualunque richiesta di recupero ambientale deve avere l’autorizzazione del consiglio comunale in relazione a eventuali rischi per la qualità delle acque. Al momento, nella provincia è il solo amministratore ad aver fatto questi passi.

Il rischio non è solo per la salute, ma pure economico: «Trasformare le cave in siti di smaltimento dei rifiuti - conclude Ranieri - mette in pericolo i fondi europei per l’agricoltura. Rischiamo di veder sfumare milioni di euro del Psr perché nessuno concederà finanziamenti in un’area a rischio ambientale. E gli agricoltori onesti potrebbero finire in ginocchio».
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